Settant’anni di attività, di cui gli ultimi cinquanta trascorsi nello stabilimento di Pievesestina, migliaia di progetti di successo realizzati in tutto il mondo e la mente sempre rivolta al futuro. Seduto dietro la propria scrivania, a ottantaquattro anni compiuti, tra una telefonata a un fornitore e un nuovo disegno appena ultimato, Natale Baruzzi preferisce parlare dei lavori in rampa di lancio invece che della grande festa tenutasi sabato 6 maggio per celebrare il percorso compiuto fin qui. “E’ stato un bellissimo momento di condivisione” racconta. “E’ venuta tanta gente anche da molto lontano. Non avevamo mai organizzato feste fino a oggi, ma per una ricorrenza di questo tipo abbiamo fatto un’eccezione”.

La ricorrenza in questione è il 50° anniversario dall’avvio della zona industriale di Pievesestina, per il quale il contributo dell’imprenditore cesenate fu determinante. “Il 5 aprile del 1972 – riavvolge il nastro della memoria Baruzzi – al termine dell’ennesima riunione non andata a buon fine tra imprese e Comune di Cesena, comunicai all’assessore Ceredi che la mattina successiva avrei presentato un mio progetto per la realizzazione dell’area. Così feci e l’assessore lo firmò subito dando il via libera ai lavori di urbanistica. Iniziai all’istante i lavori per la mia azienda, pagando di tasca mia la cabina elettrica che il Comune in quel momento non era in grado di acquistare. Attorno al nostro capannone c’era solo campagna, guardare cos’è diventata oggi Pievesestina è una vera soddisfazione”.

Dopo aver iniziato a lavorare a soli quattordici anni insieme al padre, falegname di mobili e infissi, passato poi alle case mobili per spettacoli viaggianti, nel 1969 Baruzzi ha iniziato a realizzare i primi box per edilizia e cantieri, un’intuizione che lo ha portato a diventare di lì a poco leader nelle strutture modulari. Da quel giorno fino a oggi il marchio Baruzzi è comparso a ogni latitudine, dall’Europa al Nord America, dalla Nuova Zelanda al Polo Sud. Clienti prestigiosi – Enea, Enel, Fincantieri ed Hera solo per citarne alcuni – e brevetti innovativi hanno scandito la crescita costante di un’azienda che ha saputo attraversare con successo diverse fasi dello sviluppo industriale italiano puntando sempre sulla volontà e la capacità di guardare oltre. “Fin da quando avevo vent’anni – spiega Natale Baruzzi – ho sempre girato tante fiere per poter osservare e capire come si muove il mondo, confrontarmi con quanto non potevo vedere qui, intuire quali innovazioni portare avanti”.

Se tante gratificazioni arrivate nel corso degli anni sono legate a progetti andati a buon fine, la maggiore è giunta inaspettatamente da un lavoro saltato. “Mi capitò di dover realizzare un’imponente struttura per un cliente importante – rivela Baruzzi – ma quando vidi il progetto notai due errori rilevanti. Lo feci presente e, per tutta risposta, mi sentii dire che un artigiano non poteva permettersi di mettere in discussione quanto predisposto da un team di ingegneri e tecnici francesi. Feci un passo indietro e il lavoro fu affidato a un’altra ditta. Dopo sei mesi dovettero fermarsi e smontare tutto perché si accorsero che avevo ragione”.

Dal 2011 Natale Baruzzi ha lasciato il timone dell’impresa di famiglia ai figli Ing. Alessandro e Sabrina, passando a guidare Linea Città, azienda che costruisce bagni autopulenti che si trovano anche nelle metropolitane di Roma, Napoli e Milano. Per chi nella vita non ha mai smesso di pensare e realizzare soluzioni innovative a 360 gradi – dai box abitabili per la Protezione Civile alle serre per la coltivazione di frutta in Antartide – anche il presente è segnato da nuovi progetti. “A breve realizzeremo un bicipark al Montefiore, un box per deposito bici prenotabile al cellulare e completo di antifurto, ricarica elettrica e cassette per depositare borse e caschi”.

Se gli si chiede di dare un consiglio ai giovani che vogliono intraprendere il percorso di imprenditori, Natale Baruzzi non ha dubbi e sottolinea le difficoltà legate all’odierno mondo del lavoro. “Bisogna avere la capacità di osservare e la disponibilità a imparare. Io sono partito lavorando il legno, oggi ci misuriamo con l’elettronica: è cambiato il mondo, noi siamo stati capaci di cambiare con esso e di capire cosa stava accadendo mentre stava accadendo. Il contesto di oggi è assai diverso da quando ho cominciato io: negli anni Cinquanta e Sessanta i giovani iniziavano a lavorare più o meno a quattordici anni, imparando presto un mestiere. Oggi spesso arrivano in azienda persone decisamente più grandi che non sanno fare niente, ma ancora più di frequente fatichiamo a trovare personale disponibile a realizzare lavori già ottenuti. In azienda occorre essere disposti a rimboccarsi le maniche e a sporcarsi le mani, se lo si fa le soddisfazioni arrivano e sono grandi”.

Un ultimo pensiero va al grande mappamondo realizzato di recente e ben visibile dall’autostrada in prossimità dell’uscita di Cesena Nord direzione Forlì. Ha un diametro di cinque metri e mezzo, gira attorno al proprio asse per le ventiquattro ore indicando l’ora esatta di ogni luogo e inclinandosi verso il sole determina le quattro stagioni. “Ho fatto realizzare il mare, le montagne e le pianure in scala – precisa Baruzzi – in particolare per le montagne è stato necessario il lavoro certosino di due persone durato sei mesi. Il mappamondo si regge su due colonne portanti che raccontano tutta la nostra storia. Non contento ho voluto aggiungere la luna, visibile anch’essa dall’autostrada, che si rispecchia giorno e notte alla vera luna attraverso un meccanismo sviluppato sui 28 giorni, ovvero il ciclo reale della luna.”