Per fare il punto sulla tassazione locale, l’Ufficio studi di CNA Forlì-Cesena ha condotto un’analisi minuziosa su tutti i 30 Comuni della nostra provincia. Mettendo una lente di ingrandimento sui comuni del Rubicone e Mare si notano differenze davvero importanti.

TARI (Tassa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani)
Cosa emerge dall’indagine CNA

Innanzitutto si nota come i comuni dell’Unione abbiano scelto di “riversare la tassa” sulle imprese in modo più marcato rispetto al resto della provincia. Se, infatti, la media di Forlì-Cesena è del 37,5%, tra i nove comuni questo valore diventa il 42,9%. Scendendo poi nei casi specifici, si nota una grande differenziazione, che va da un minimo del 15% di Borghi, ad un massimo del 61% di Gatteo.
Una situazione che poi si traduce in notevoli differenze per le imprese che operano in comuni diversi, anche se sulle cifre reali la media dell’unione è sempre al di sotto di quella provinciale. Abbiamo fatto alcune simulazioni: una parrucchiera con negozio di 50 mq paga da un minimo di 86 euro a Borghi, a un massimo di 224 euro a Gatteo e San Mauro; una carrozzeria con laboratorio di 300 mq paga da un minimo di 573 euro a Borghi, fino a un massimo di 1.308 euro a Gatteo; infine una piccola impresa manifatturiera con laboratorio di 1.000 mq, paga 1.618 euro a Sogliano, ma pagherebbe ben 4.406 euro a Roncofreddo.
Le proposte di CNA
CNA propone già da tempo l’applicazione della tariffa puntuale, in base al principio che chiunque, cittadino o imprenditore, debba pagare esattamente per quanto produce e conferisce a smaltimento.
La tariffa puntuale esprime un criterio di massima equità e porterebbe al pagamento di un servizio piuttosto che al versamento di un tributo.

IMU (Imposta municipale unica o propria) e TASI (Tassa sui servizi indivisibili)
Cosa emerge dall’indagine CNA

Tre comuni hanno applicato le aliquote al massimo (10,6 per mille) e solo Sogliano ha applicato le aliquote minime. La media dell’Unione (9.53%) è superiore a quella provinciale (9,40%) e sei comuni superano entrambi i valori: segno, ancora una volta, di grandi diversità.
Le proposte di CNA
La Tasi serve a coprire le spese del Comune per i “servizi indivisibili” che vanno a vantaggio di tutta la cittadinanza: illuminazione pubblica, sicurezza, anagrafe, manutenzione delle strade. Sostituisce in parte la vecchia Imu. Ma c’è un aspetto che, per le imprese, fa la differenza: l’Imu è deducibile fiscalmente solo per il 20%, mentre la Tasi è completamente deducibile.
A questo punto CNA chiede per quale ragione, soprattutto nei Comuni nei quali il livello tributario è massimo, non applicano prevalentemente la Tasi, anziché l’Imu che non è deducibile? Ciò darebbe una boccata di ossigeno all’economia del territorio, senza nulla togliere ai Comuni.

Se a queste tre tasse aggiungiamo anche l’addizionale IRPEF, le differenze di pagamento complessivo tra imprese simili in comuni diversi diventa estremamente evidente, con variazioni tra il valore minimo e quello massimo che superano il 35%. Questa situazione non è equa per nessuno e aggrava lo stato di confusione e burocrazia.
“A partire da questo studio, a disposizione di tutti sul sito www.cnafc.it – sottolinea il presidente di CNA Est Romagna Marco Gasperini – oltre a sostenere con forza che la riforma fiscale non si può più rinviare e che bisogna interrompere questi continui cambiamenti è necessario dire basta anche alle differenze tra i Comuni vicini, per quanto riguarda regolamenti, scadenze e modalità di pagamento. Per le imprese, davvero, la situazione sta diventando insostenibile”.