C’è una sola strada per rimettere in piedi la nostra economia e il paese: la crescita. Per riavviare la crescita servono imprese e non chiacchiere. Lo sviluppo da sempre e in tutto il mondo dipende dalle imprese. Se siamo d’accordo su questo, bisogna avere il coraggio di fare scelte in grado di far nascere e crescere le imprese, agevolandole nei nuovi investimenti e nel creare occupazione. Occorre fare scelte rapide ed efficaci, occorre adottare provvedimenti che generano lavoro come è accaduto per gli ecobonus e gli sconti sulle ristrutturazioni edilizie: hanno prodotto un effetto moltiplicatore sia per le imprese che per le casse dello Stato.

E poi occorre rimettere mano immediatamente ai meccanismi di flessibilità, a partire dai contratti a tempo determinato senza causale che facilitano le assunzioni e possono rappresentare un volano per l’economia. Ancora una volta voglio richiamare un provvedimento di straordinaria importanza e urgenza: quello di accelerare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione aumentando di molto i pochi miliardi messi ad oggi a disposizione.

Le risorse vanno trovate tagliando la spesa pubblica improduttiva, bisogna intervenire una volta per tutte sugli sprechi e sulle inefficienze. Dicevamo occorrono decisioni rapide e puntuali soprattutto perché va data una risposta oltre che alle imprese, ai tanti giovani in cerca di occupazione: qualcuno ci deve spiegare, se lasciamo al lavoro “nonni e bisnonni”, come si può creare occupazione per i nipoti?

Allora, diciamolo una volta per tutte: con la riforma del lavoro Fornero è stata fatta parecchia confusione e soprattutto si è prodotto il risultato di bloccare sul nascere la possibilità di creare nuovi posti di lavoro. Dicevamo come le nostre imprese ogni giorno dimostrano con fatti concreti di combattere il declinismo strisciante di questo paese. Lo fanno spesso contro tutti e tutto, anche in questo caso bastano pochi esempi per dimostrarlo: si misurano quotidianamente con una burocrazia becera, che richiede tempo e denaro, con un fisco iniquo e oppressivo, con una idea che vede qualcuno sempre più spesso contrapporre imprese e lavoratori.

Nonostante tutto questo e molto altro ancora le nostre imprese reagiscono, non si abbandonano all’idea che non c’è e non ci può essere una ripresa. A ognuna di queste imprese e a ogni imprenditrice e imprenditore determinato, capace e “testardo” noi tutti dobbiamo qualcosa in termini di impegno e attenzione. Noi tutti, e soprattutto chi ha responsabilità pubbliche, abbiamo il dovere di sostenere quelle tante eccellenze imprenditoriali ancora presenti nella nostra provincia. Non c’è altra strada: per la ripresa e la crescita servono le imprese e non più chiacchiere.

Franco Napolitano
Direttore generale CNA Forlì-Cesena