Sono in grande sofferenza le imprese con maggiore consumo energetico: i prezzi di energia elettrica, gas e petrolio hanno subito un’impennata senza precedenti. Questo l’allarme di Riccardo Guardigli, responsabile CNA Area territoriale Forlì Città.  

Alle difficoltà sul versante del credito, all’allungamento dei tempi di pagamento, problemi comuni più o meno a tutte le imprese, le aziende caratterizzate da processi produttivi ad alto consumo devono aggiungere un ostacolo enorme sul fronte della competitività: l’impennata dei prezzi del mercato dell’energia.

Lo schieramento è più ampio di quanto si possa immaginare: si va, ovviamente, dall’autotrasporto alla lavorazione delle materie plastiche, passando per la trasformazione alimentare e la metallurgia, solo per fare qualche esempio.

È oltremodo significativo il caso di una nota impresa forlivese che si occupa della commercializzazione di prodotti alimentari: utilizzando nel 2011 per i propri mezzi un quantitativo di gasolio leggermente inferiore a quello dell’anno precedente, ha dovuto sostenere un costo di 235.000 euro contro i 169.00 pagati l’anno precedente per il combustibile per autotrazione.

Non è azzardato sostenere che un autotrasportatore medio, con un mezzo,  abbia dovuto affrontare maggiori costi nell’ordine di 10.000 / 12.000 euro all’anno.

Sono molte le attività che vedono nel costo dell’energia la principale variabile nella determinazione del costo della produzione.

Energia elettrica, gas e petrolio hanno subito una dinamica di aumento dei prezzi per lo più simile, legata senz’altro ai mercati internazionali, ma aggravata nel nostro paese da un sistematico ricorso all’incremento delle accise e di tutte le componenti  fiscali.

L’indice ITEC, relativo al costo dell’energia elettrica nel nostro paese, mostra negli ultimi 12 mesi un aumento dei prezzi pari al 27%, dovuto, in parte, anche all’aumento dell’accisa erariale che passa da 3,1 a 12,1 euro /MWh. Aziende artigianali con un consumo di 2.000 MWh nel nostro territorio non sono rare, in particolare nel settore della trasformazione delle materie plastiche: tra gennaio 2010 e gennaio 2011 la bolletta mensile è aumentata di circa 2.700 euro al mese. In pratica il costo di un operaio in più.

Ogni misura finalizzata al rilancio dell’economia che non contenga un dispositivo volto alla riduzione dei costi dell’energia non sarà efficace, o potrà esserlo solo in parte.

La competizione sui mercati internazionali diventa difficile per le nostre imprese, appesantite da un fardello ben più significativo rispetto ai concorrenti stranieri. Non bisogna dimenticare che l’economia italiana è incentrata sul manifatturiero, quindi ancora più sensibile alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime e dell’energia rispetto ad esempio all’economia britannica e francese, più spostate su finanza e servizi.

Se vogliamo ristrutturare e rilanciare la nostra economia dobbiamo riuscire a imbrigliare la variabile impazzita della bolletta energetica, attenuando gli effetti che essa produce sulla competitività del nostro paese.

Quella che pare una missione impossibile per un paese che non ha proprie risorse energetiche potrebbe non essere tale se la liberalizzazione del mercato divenisse reale. Gruppi d’acquisto e aste telematiche rappresentano oggi l’unico mezzo utile, anche se non sufficiente, a creare uno scudo dinnanzi all’incremento fuori controllo del prezzo dell’energia.