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Indagine CNA sull’imprenditoria femminile dopo un anno di covid

Anche il centro studi Nazionale di CNA in collaborazione con le imprenditrici donne iscritte alla confederazione ha condotto un’indagine sui risvolti al femminile della pandemia.

Più di una imprenditrice o lavoratrice autonoma su due non si è fatta travolgere, nemmeno psicologicamente, dall’ annus horribilis 2020. Addirittura quasi il 40% di questa platea in rosa l’anno scorso si è impegnato in maniera proattiva, a esempio riorganizzando la propria attività, o ha continuato a lavorare registrando a fine anno risultati economici positivi. Viceversa, il 47% circa assicura che, se l’emergenza non sarà superata in breve tempo, potrebbe ridimensionare fortemente la propria attività (39,1%) o addirittura chiudere i battenti (8,3%). Dati, ovviamente, che riguardano le titolari di attività rimaste aperte, al netto insomma delle realtà già cessate.

A livello psicologico, risultati economici a parte, il 2020 ha avuto un impatto perlopiù negativo: il 60,5% delle intervistate lo ha vissuto con sentimenti di preoccupazione, all’opposto il 37,5% ha affermato di aver guardato al futuro con speranza e fiducia. Le imprenditrici più pessimiste sono soprattutto quelle la cui attività è stata fondata prima del nuovo millennio, evidentemente provate dalle due precedenti crisi. A reagire con maggiore carattere le imprenditrici che hanno fondato da sé la propria attività.

Infine, anche la valutazione delle misure ritenute più idonee per favorire la conciliazione famiglia-lavoro delle imprenditrici e delle lavoratrici autonome appare influenzata dal modo in cui le imprenditrici hanno vissuto l’anno della pandemia.

Se infatti, complessivamente quasi il 51,4% delle intervistate indica negli investimenti in servizi per l’infanzia (asili nido e scuole materne) e per l’assistenza agli anziani la misura su cui puntare principalmente, questa preferenza viene espressa con maggiore decisione dalle imprenditrici “più reattive” (quasi il 55%). Rispetto alla media campionaria, le imprenditrici “più preoccupate” esprimono invece un maggior favore per misure fruibili nell’immediato (assegno per unico per figli a carico e voucher per acquistare servizi utili alla conciliazione famiglia-lavoro) ritenute le più necessarie per compensare, almeno in parte, la riduzione del reddito derivante dalla crisi.

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