Al fine di tutelare e valorizzare la produzione italiana di grano duroCNA Agroalimentare mette in campo una serie di proposte.  

Tra le priorità sicuramente rientrano: la volontà di fronteggiare la volatilità dei prezzi, puntando ancora di più sui contratti di filiera; riattivare la Commissione unica nazionale per il grano duro per aiutare a migliorare la conoscenza dei processi di formazione dei prezzi; valorizzare l’origine del prodotto e destinare maggiori risorse ai contratti di filiera, in grado di favorire le produzioni domestiche, incentivando la coltivazione del grano duro italiano. 

Anche aumentare gli investimenti in ricerca per migliorare le rese e favorire produzioni sempre più sostenibili in chiave ambientale. Il rafforzamento della filiera aumenterebbe gli investimenti dei produttori italiani e ridimensionerebbe il ricorso all’import. Non istituire, infine, il registro di carico e scarico dei cereali che rappresenterebbe un inutile adempimento e un ulteriore appesantimento burocratico a carico delle imprese

“Le proposte presentate da CNA Agroalimentare in occasione del “Tavolo frumento duro” organizzato dal dicastero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, alla presenza del ministro Francesco Lollobrigida – spiega Cristina Sapignoli, presidente dei mestieri Produzione Alimentari di CNA Agroalimentare Forlì-Cesena – sono la voce delle imprese artigiane, piccole e medie nonché l’ossatura del sistema produttivo della pasta, nel quale l’Italia è leader mondiale (con un quarto della produzione totale nel mondo e i due terzi della produzione europea). Questo accade specialmente grazie alle imprese di piccola dimensione che, nel sistema produttivo e della filiera, rivestono un ruolo cruciale”.