La crisi energetica, l’impennata dei costi di produzione delle aziende e lo spettro di una recessione globale non hanno finora arrestato la corsa del Made in Italy Agroalimentare sui mercati esteri. Secondo l’ultimo rapporto Ismea “La Bilancia dell’agroalimentare italiano”, l’andamento delle spedizioni nazionali è risultato molto positivo anche nei primi sette mesi dell’anno in corso, dopo aver raggiunto nel 2021 lo storico traguardo di 52 miliardi di euro.
Da gennaio a luglio sono stati incassati, dalle vendite all’estero, introiti complessivi per 34,5 miliardi di euro, mettendo a segno un incremento di quasi il 18% sullo stesso periodo dello scorso anno. Naturalmente i dati in valore risentono della forte spinta inflattiva, ma crescono anche i flussi in volume delle referenze più rappresentative quali: pasta, prodotti della panetteria e biscotteria, vini spumanti, formaggi freschi e stagionati, prosciutti, pelati e polpe di pomodoro, a conferma che oltre frontiera la presenza del Made in Italy a tavola è un fatto ormai irrinunciabile.
“L’andamento positivo delle esportazioni è una spia della buona tenuta dell’attività di trasformazione nonostante la forte pressione sui costi delle produzioni alimentari italiane – spiega Cristina Sapignoli, presidente dei mestieri produzione alimentari di CNA Agroalimentare Forlì-Cesena – l’eccellenza delle produzioni agroalimentari italiane è senz’altro riconosciuta a livello internazionale. È necessario continuare sulla strada di nuove azioni di promozione dedicate al mondo delle imprese artigiane e delle pmi, con progetti mirati sulla rete dell’export estera”