Per un animo romantico sono un distillato di natura, spazio e bellezza. Per uno spirito avventuroso una foresta in un bicchiere. A un occhio distratto potrebbero apparire come semplici piante in bottiglia, mentre uno scientifico li definirebbe una composizione di elementi vegetali vivi (piante, muschi e licheni), elementi secchi (tronchi e cortecce) e ulteriori decorazioni quali sassi e pietre, il tutto racchiuso in un contenitore di vetro che può essere sigillato o aperto. Sta di fatto che i terrari sono diventati negli ultimi mesi un vero e proprio fenomeno di tendenza capaci di stupire, emozionare o semplicemente incuriosire un numero sempre crescente di persone. E di farne letteralmente innamorare qualcuna con un animo sensibile al fascino della natura, com’è avvenuto nel caso di Luca Antonini, titolare di Shi.Ku. Dama, uno dei primissimi negozi di terrari sorti in Italia.

Nella sua prima vita – se si può usare questa espressione per un ragazzo che ha appena compiuto 27 anni – Luca era un giovane cuoco con all’attivo alcune esperienze in noti ristoranti della Romagna e una passione profonda per la natura. Cresciuto in campagna e da tempo affascinato al mondo delle piante in miniatura, un giorno si imbatte nella sua mela di Newton, l’evento imprevisto in grado di fargli cambiare prospettiva aprendogli nuove visioni. Per evitare il rischio di dimenticarsi di dare le dovute cure, ossia acqua, all’ennesimo bonsai, decide di chiuderlo in un vecchio vaso di vetro utilizzato dal nonno per conservare le pesche sciroppate insieme a un pugno di terriccio e un po’ d’acqua. “Così non dovrò dargli l’acqua troppo spesso” si congratula con se stesso. Un’idea geniale, se non fosse che si dimentica dopo un paio di giorni della furbata e, quando se ne rammenta, è già passato un mese. Sicuro di trovare una pianta morta, quando prende il barattolo in mano è costretto a ricredersi: il bonsai non è certo in perfetta forma, ma è riuscito a sopravvivere.

Spinto dalla curiosità, Luca inizia a fare ricerche su internet digitando un po’ a caso frasi del tipo “piante in vetro” e “bonsai in vetro”. Una pagina in francese gli apre gli occhi su un mondo a lui completamente sconosciuto, in un istante capisce che quello sarà il suo percorso. “Avevo il desiderio di rinascere come persona e quella via mi è parsa fosse subito quella che faceva al caso mio – racconta Luca – Ho abbandonato il percorso da cuoco e ho investito i miei risparmi in questa nuova avventura. Oggi se apri il web e digiti la parola “terrarium” hai accesso a tantissime pagine ricche di informazioni e consigli, ci sono addirittura produttori che si occupano solo di terrari. Poco meno di due anni fa, invece, le informazioni erano pochissime”.

E’ il febbraio del 2020 e non è solo la vita di Luca che sta per cambiare. In poche settimane una pandemia chiude tutti quanti nelle proprie case, la differenza è che Luca sa cosa vuole fare e non si lascia distrarre neppure da un evento destinato a farsi largo tra le pagine dei libri di storia. Nel garage di casa, a San Mauro Pascoli, costruisce il suo primo laboratorio. Un anno più tardi, il 17 luglio 2021, inaugura un vero e proprio negozio a Santarcangelo di Romagna, un luogo che sente perfetto per la sua nuova attività. Lo chiama Shi.Ku. Dama, un nome che ha origine nella cultura giapponese. Shi.Ku. è infatti l’abbreviazione dell’espressione nipponica “Shinrin-yoku”, che significa “bagno nella foresta”, inteso come un’immersione nel verde alla ricerca del relax e del benessere. Mentre Dama significa sfera. “Il nome indica il mondo verde che mi sono creato intorno alla ricerca di relax e benessere – rivela Antonini – Prima la mia attività passava dai social, mostravo le mie creazioni e le persone le acquistavano contattandomi lì. In negozio è tutta un’altra cosa: la gente entra, è curiosa, fa domande, si appassiona e può vedere di persona il mio amore per i terrari”.

La definizione che dà Luca di “terrarium” è molto semplice. “Sono ecosistemi in miniatura autosufficienti o quasi. Dico quasi perché prima o poi sarà necessario intervenire a livello idrico aggiungendo acqua al loro interno. D’altra parte dentro ci sono esseri viventi e la legge universale secondo cui ‘oggi ci siamo, domani chissà’ non risparmia neppure le piante. Se una di esse muore all’interno del terrario, occorre rimuoverla affinché non danneggi le altre. Prendersi cura dei terrari, però, è semplice, perché hanno bisogno di una buona esposizione alla luce indiretta. Io li amo, ci tengo che possano vivere a lungo, mostro sempre come vanno tenuti e sono disponibile anche a fare un check-up di controllo a distanza di tempo a chi li compra. Una volta che una persona acquista un terrarium da me, è sufficiente che segua le mie semplici indicazioni e io farò il possibile per aiutarla affinché il suo terrarium abbia una lunga vita”.

L’esperienza fatta nella sua prima vita di cuoco si riflette anche nel suo nuovo percorso. “Il fascino di Santarcangelo è legato alla tradizione culinaria della Romagna, alla nostra cucina tipica che ha origini povere” spiega Luca. “Le azdore andavano nei campi a raccogliere le erbe selvatiche per preparare ripieni, zuppe e altre leccornie. Per abbellire la città, al posto delle ormai classiche aiuole, mi piacerebbe ci fossero teche illuminate con piante selvatiche perenni della tradizione culinaria della Romagna contadina. Non sarebbero veri e propri terrari, ma diventerebbe un modo originale per recuperare la natura, la cultura e la gastronomia del nostro territorio, un patrimonio che con il tempo rischiamo di dimenticare”.