Il settore è in ginocchio. Ma viene favorita la concorrenza internazionale. In vista della stagione estiva serve una drastica inversione di tendenza. O sarà la fine.

Per il turismo e tutta la sua filiera arriva la seconda Pasqua in bianco. Con il paradosso che gli italiani non potranno spostarsi da una regione all’altra ma in compenso potranno attraversare il nostro Paese per prendere un aereo che li porti all’estero grazie solo a un tampone. Un via libera incomprensibile al buon senso a fronte di divieti addirittura assurdi, combinato disposto che alimenta la concorrenza estera al nostro sistema. Intanto affonda un settore che fino allo scoppio della crisi valeva oltre 230 miliardi di fatturato, il 13% del nostro prodotto interno lordo e il 15% dell’occupazione. A lanciare il grido d’allarme è CNA Turismo e Commercio.

“Se la scorsa stagione estiva ha consentito ai nostri operatori di “sopravvivere” è perché quantomeno ha funzionato il mercato interno – spiega Francesco Ferro, presidente di CNA Turismo e Commercio Forlì-Cesena – Allo stato attuale, un approccio di questo tipo, non fa altro che “suggerire” ai turisti di spostarsi verso altri lidi, perché all’apparenza più sicuri. Ma non solo è un messaggio fuorviante, ma anche iniquo. Ci attendiamo, invece, che siano messe in sicurezza le condizioni interne al nostro paese e che si acceleri verso la libera circolazione tra regioni”.

Come ricorda Ferro, “la tutela della salute rimane ovviamente l’obiettivo primario ma si potrebbe cominciare a far tornare a respirare il comparto dell’ospitalità facilitando gli spostamenti interni, con opportune limitazioni, ai vaccinati o a quanti risultano negativi ai test molecolari. Nel frattempo, è necessario avere al più presto certezze sul piano vaccinazioni e sul cronoprogramma per la ripartenza del turismo utilizzando un piano integrato di misure sanitarie e di protocolli di sicurezza già efficacemente utilizzati dalle imprese della filiera che consentano la ripresa in vista della imminente stagione estiva”.