Un’arma non serve a offendere o a colpire un nemico, ma a raggiungere la perfezione, perché dietro al gesto apparentemente facile di un campione ci sono gli ostacoli superati, le cadute, i fallimenti, il lavoro quotidiano di disciplina e conoscenza di sé. E’ questo l’insegnamento più prezioso che Varide Cicognani, tiratore dal ricchissimo palmares, allenatore della Nazionale e progettista e realizzatore di carabine di altissima precisione, ha riposto tra le pagine del suo libro “Oltre il bersaglio”, autobiografia pubblicata nel 2018 da Artestampa in cui racconta l’infinita passione per il tiro sportivo e una vita piena di colpi di scena, sfide e, naturalmente, bersagli centrati.

Nella sua armeria di Poggio di Forlì, punto di riferimento per tantissimi atleti, appassionati di tiro e cacciatori che possono trovarvi un ampio assortimento di articoli oltre a un frequentato poligono di tiro, negli ultimi quattordici mesi Cicognani si è trovato a dover fare i conti con un avversario completamente nuovo e imprevedibile: la pandemia. Un bersaglio mobile difficile da mettere a fuoco e contro cui le munizioni disponibili sembrano ancora insufficienti. Ma per chi ha fatto della tenacia e della cura dei dettagli il leitmotiv della propria esistenza riuscire a rimanere concentrati e a prendere la mira è sicuramente un po’ più facile.

“Nel 2020, nonostante le settimane di lockdown, siamo riusciti a ottenere un fatturato superiore a quello precedente” rivela Varide Cicognani. “Quest’anno al momento la situazione è più complicata, perché l’interruzione delle gare e la chiusura degli impianti hanno portato a un rallentamento della nostra attività, che si rivolge prevalentemente al mondo della competizione sportiva”.

Il calo di attività registrato al poligono di tiro e, in parte, anche in armeria è stato l’occasione per concentrare attenzione ed energie su alcuni progetti avviati negli scorsi anni e gettare le basi per nuove realizzazioni.

Tra i primi spicca la produzione di una serie limitata di carabine sportive dedicate al Maggiore Francesco Baracca, iniziata nel 2018 in occasione del centenario della morte dell’Asso dei Cieli lughese. “La famiglia Baracca – racconta Cicognani – mi ha concesso di usare lo stemma del Cavallino rampante, realizzato in argento dal maestro orafo Giuseppe Sandri, per dodici carabine che presentano determinate innovazioni: un “fat” turbo con ali di reazione all’uscita di gas per regolare l’impennamento, un calciolo in titanio contenente una ghiera per la regolazione dei pesi, carter laterali in titanio e una guardiola – chiaro riferimento al celeberrimo Moschetto ‘Carcano’ 1891 (modello da Cavalleria) – che, reinterpretata, diventa chiave dinamometrica. La prima carabina della serie è stata acquistata da un mio cliente che vive in Sicilia”.

Tra i nuovi obiettivi all’orizzonte, invece, fa capolino l’ampliamento del poligono di tiro destinato a gare internazionali. “Al momento siamo ancora alla fase di progettazione” spiega Cicognani. “L’idea è quello di ampliare il poligono puntando alle gare con la carabina ad aria compressa, un’arma meno inquinante dal punto di vista del rumore. Al momento abbiamo due poligoni, uno di due e uno di cinque linee, ma per poter svolgere gare internazionali di un certo tipo occorrono tra le trenta e le cinquanta postazioni oltre a uno spazio adeguato munito di parcheggio. La città di Forlì guadagnerebbe in prestigio da un impianto di questo tipo, ho già anticipato il progetto all’amministrazione comunale”.

In attesa di coronare questo sogno Cicognani continua la propria attività di progettista e produttore di carabine utilizzate dai migliori atleti nei tornei più prestigiosi di tiro a segno, ma capaci di arrivare anche nei luoghi più impensati, come… il Vaticano. “Nel 2017 – racconta l’armiere forlivese – sono riuscito a consegnare una carabina nelle mani di Papa Francesco”. Un dono inusuale da riservare a un Pontefice, ma di cui Cicognani spiega la scelta. “Le armi sono spesso oggetti di distruzione, ma le mie carabine sono attrezzi sportivi che richiedono autocontrollo per essere maneggiati. Occorre essere in pace con se stessi”. Il progetto, che ha coinvolto anche gli studenti universitari di Design, ha richiesto due mesi di lavoro. “Sul calcio c’erano raffigurati un ramoscello d’ulivo, San Francesco e una croce di Malta”.