“Puoi fare tanto lavoro, avere in squadra il top degli ingegneri e dei meccanici, preparare la gara nei minimi dettagli, ma se alla fine chi si accomoda tra il sedile e il volante non fa il proprio lavoro al meglio, il rischio di non riuscire a stringere nulla diventa quasi una certezza. Quando ero io a correre sentivo sulla mia pelle la responsabilità di dover chiudere quel cerchio, oggi ho la fortuna di riuscire a selezionare piloti forti. L’esperienza nella gestione della gara e la possibilità di comunicare con loro via radio sono poi un’arma in più”.

Per chi ha fatto incetta di titoli e trofei a bordo di una monoposto, riuscendo a mettersi alle spalle i più temibili rivali nelle diverse categorie in cui ha gareggiato, riuscire a ripetersi agli stessi livelli nel ruolo da manager è quasi sempre impossibile. Non è così per il forlivese Vincenzo Sospiri, che dopo aver lasciato le corse nel 2001 ha saputo costruire un percorso ricco di successi con il suo Vincenzo Sospiri Racing. La conquista del campionato italiano Gran Turismo nella categoria GT3 Sprint, ottenuta lo scorso dicembre sul circuito di Vallelunga, gli ha regalato l’undicesimo titolo in soli cinque anni nelle corse GT, in cui il pluricampione del mondo forlivese si è cimentato per la prima volta nel 2015 dopo un decennio di gestione di team di monoposto di successo. Davanti a numeri di questa portata viene automatico chiedere al diretto interessato quale sia il suo segreto.

“Credo che sia nel giusto mix tra la preparazione delle vetture e i piloti che scegliamo” spiega Sospiri. “La combinazione tra l’esperienza acquisita nel tempo e i ragazzi che selezioniamo e prepariamo per la gara ci ha permesso finora di essere sempre molto competitivi e di riuscire a ottenere risultati importanti”.

L’ultimo successo griffato Vincenzo Sospiri Racing è stato firmato dal finlandese Tuomas Tujula e dal giapponese Yuki Nemoto a bordo di una Lamborghini, ma nel corso degli anni il team romagnolo ha sfornato una grande quantità di piloti di razza: ben sette di loro – il polacco Robert Kubica, il russo Vitaly Petrov e il belga Jerome D’Ambrosio, solo per citarne alcuni – sono riusciti ad arrivare al traguardo più ambito, debuttando in Formula 1. Riuscire a scovare talenti e aiutarli a far emergere le loro potenzialità è un lavoro che richiede una capacità di analisi non indifferente. “Le caratteristiche più importanti da valutare in un pilota – sottolinea Sospiri – sono la velocità, la costanza di rendimento e l’intelligenza sotto pressione. La durata di una gara può variare dai 50 minuti alle 24 ore, sapere come affrontare le diverse fasi e le incognite che si possono presentare è fondamentale”.

La nuova stagione è ormai alle porte: la prima gara sarà a Monza nel week-end tra il 16 e il 18 aprile, una settimana più tardi si correrà sul circuito di Portimao in Portogallo. A rendere ancora più impegnativa la preparazione del team sono le incognite legate all’evoluzione della pandemia, che ha fortemente penalizzato tutto il settore nell’ultimo anno. “Durante la stagione solitamente organizziamo eventi e facciamo numerose prove – racconta Sospiri – ma nel 2020 siamo stati fortemente limitati dal Covid-19, la nostra attività ordinaria si è praticamente dimezzata. A livello di gare non sono partiti due campionati in Asia, siamo riusciti a scendere in pista solo in tre campionati europei, di cui due si sono tenuti in Italia. I risultati sono arrivati ugualmente, ma abbiamo dovuto fronteggiare difficoltà dal punto di vista organizzativo ed economico. Il nostro è uno di quei settori che ha risentito in modo pesante della pandemia, così come tanti altri”.

In vista di poter vedere sventolare nuovamente la bandiera a scacchi il Vincenzo Sospiri Racing è alle prese con la chiusura delle auto in vista del via ufficiale alla stagione 2021. “Rispetto ad altri anni le difficoltà sono maggiori – riconosce Sospiri – sia per la ricerca di sponsor sia per la selezione dei piloti, ma tutto sommato siamo riusciti finora a trovare pezzi importanti, il resto sarà da perfezionare nei prossimi giorni”.

Di fronte alle incertezze e alle possibili insidie che possono arrivare dal “mondo fuori pista”, il manager forlivese preferisce guardare avanti con ottimismo. “La speranza è riuscire a chiudere il prima possibile tutti i sedili e poi che tutti i piloti vadano bene, che non si faccia male nessuno perché il nostro è uno sport pericoloso e che ciascuno riesca a divertirsi facendo ciò che ama fare”.