Non vorremmo unirci al coro dei virologi di turno, ma riteniamo che l’ultimo decreto segni lo spartiacque tra interventi condivisibili ed azioni del tutto casuali, figlie di considerazioni che non hanno riscontro nella situazione reale.

A cominciare dal trasporto pubblico, forse la criticità più importante: continua ad esserci la disponibilità di mezzi privati, perché non coinvolgerli nel trasporto delle persone, a cominciare da studenti e lavoratori? Perché non raddoppiare le corse, riducendo la pressione sul trasporto pubblico? Noi riteniamo che sia molto più utile ed etico pagare le imprese per un servizio di pubblica utilità, piuttosto che pensare a “ristori”, un termine che non piace in primis agli imprenditori.

È difficile comprendere anche la logica della chiusura alle 18 delle attività di ristorazione e la chiusura di palestre e centri benessere: stiamo parlando di imprese che hanno fatto investimenti significativi per rispettare le procedure anti Covid. Lo possiamo testimoniare, come CNA, perché nei mesi scorsi siamo stati al loro fianco per informarle, accompagnarle e supportarle nell’applicazione dei protocolli sicurezza. Attraverso i nostri webinar e i nostri uffici abbiamo formato centinaia e centinaia di imprese dei vari settori, riscontrando sempre da parte dei nostri associati un grande senso di responsabilità, e la voglia di fare le cose per bene, per lavorare in sicurezza e per il bene della collettività.

I consulenti del nostro Servizio Ambiente e Sicurezza, con spirito di servizio, hanno anche dato supporto gratuito al personale della polizia municipale addetto ai controlli, sui protocolli vigenti per le diverse categorie. Abbiamo proposto un “patto di responsabilità”, testimonianza della buona volontà da parte delle imprese a dichiarare la propria consapevolezza e il proprio impegno a rispettare determinati standard.

Ora questi investimenti rischiano di essere inutili, o quasi. L’obbligo di chiusura alle 18, di fatto, significa anche ammettere l’incapacità di attivare attività di controllo, scaricandola sulle imprese che non possono svolgere – regolarmente – la propria attività. Queste chiusure, totali o parziali, sono un provvedimento gravissimo, che potrebbe rappresentare il colpo di grazia per le imprese delle categorie colpite. Oltretutto, si tratta di una misura discriminatoria, perché le imprese non vengono trattate tutte allo stesso modo.

Difficili da comprendere anche il blocco delle fiere e la chiusura delle attività culturali come teatri e cinema: tutte situazioni dove il distanziamento può essere praticato e, ribadiamo, controllato.

CNA Forlì-Cesena lancia una raccolta firme per tutelare le categorie colpite: le imprese hanno fatto investimenti importanti per rispettare i protocolli di sicurezza e tutelare la salute pubblica, ora chiedono di poter lavorare, naturalmente rispettando le misure igienico sanitarie previste.

CNA chiede di attuare sin dalle prossime ore quattro misure di natura emergenziale: 1) prolungamento e pagamento tempestivo della cassa integrazione; 2) risorse a fondo perduto per compensare la perdita di fatturato (spesso totale, perché gran parte dell’attività di ristorazioni lavorano in orario serale); 3) compensazioni economiche per gli affitti; 4) pace fiscale.

Lorenzo Zanotti, presidente CNA Forlì-Cesena

Franco Napolitano, direttore generale CNA Forlì-Cesena