Quotidianamente in prima linea anche nelle settimane dell’esplosione della pandemia, chiamati a intervenire in situazioni estremamente delicate: sono gli addetti delle onoranze funebri, che ai tempi del Covid-19 hanno sempre garantito la continuità dei loro servizi in un contesto nuovo e non privo di rischi. Per raccontare un aspetto importante, anche se lontano dai riflettori delle cronache, di come è cambiata la nostra vita con l’avvento del coronavirus ci siamo rivolti a La Cesenate, agenzia di onoranze funebri di Cesena che da oltre settant’anni accompagna le persone nell’ultimo saluto ai propri cari. Se il divieto di assembramenti, il rispetto del distanziamento fisico e l’obbligo di mascherina hanno infatti cambiato le nostre abitudini quotidiane nei rapporti con conoscenti e amici, hanno anche modificato un’esperienza profondamente personale, e allo stesso tempo collettiva, qual è quella del lutto.

Il primo pensiero va al periodo tra fine di febbraio e inizio di marzo, quando nel giro di pochi giorni un intero Paese si trovò in lockdown. “Nel momento peggiore – racconta Anna Maria Barbieri, socia dell’agenzia che conta più di dieci operatori – ai funerali era limitata addirittura la presenza dei parenti e l’accesso alle camere mortuarie e ai cimiteri era contingentato. E’ stato molto doloroso organizzare i servizi funebri, i parenti erano costretti a doversi contare per stabilire chi avesse diritto a partecipare al funerale e chi no. Un aspetto difficile da concepire e accettare è stato il non poter vedere in volto per l’ultima volta il proprio caro defunto per Covid-19, perché la normativa ha imposto che le salme venissero avvolte in lenzuola disinfettate e chiuse. Per i parenti che da giorni o settimane non avevano avuto modo di entrare in contatto con i propri cari, perché ricoverati in strutture di ricovero o in residenze sanitarie, doversi “accontentare” dell’ultimo ricordo che avevano ha accentuato il dolore della perdita. Le regole imposte per il contenimento della pandemia, seppure necessarie e rispettate da tutti, hanno reso ancora più impegnativo il nostro lavoro. Abbiamo dovuto fare i conti con un investimento emotivo straordinario, sperimentando esperienze toccanti davanti alle quali abbiamo un po’ vacillato”.

L’adozione di protocolli di sicurezza e di un equipaggiamento adeguato per lo svolgimento delle cerimonie funebri e l’espletamento dell’attività di ufficio ha permesso di tutelare la salute dei lavoratori fin dal primo minuto, ma comprensibilmente per chi deve entrare in contatto con persone decedute a causa del Covid-19 la percezione del rischio è sempre molto elevata. “All’inizio c’era molta paura – sottolinea Anna Maria – dovuta anche al contesto di incertezza in cui ci muovevamo. Anche se normalmente disponiamo di camici, guanti, calzari, mascherine e occhiali protettivi per i recuperi e le vestizioni delle salme, nel momento dell’esplosione della pandemia la corsa generalizzata ai dispositivi di protezione individuale ne ha reso più complesso e oneroso il reperimento. Abbiamo comunque potenziato le nostre dotazioni, perché indispensabili, e rafforzato ulteriormente gli interventi di sanificazione dei mezzi e degli ambienti. Nel rapporto con i nostri clienti, non potendo garantire pienamente alcuni servizi a causa delle limitazioni di legge, abbiamo operato una riduzione dei prezzi in un’ottica di massima trasparenza. In linea generale l’osservanza delle nuove regole a cui abbiamo dovuto conformarci ha comportato un appesantimento dell’attività nelle prime settimane dell’emergenza”.

Se il lockdown forzato in alcuni settori ha portato a un’accelerazione e a uno snellimento delle pratiche burocratiche e all’accesso telematico a documenti e servizi prima non disponibili – si pensi all’invio di ricette mediche ai pazienti via e-mail o sms – nel settore delle onoranze funebri ciò non è stato possibile. “Nel nostro territorio, dove l’amministrazione comunale è sempre stata all’avanguardia nella digitalizzazione dei servizi – spiega Barbieri – si è cercato di mettere in moto un meccanismo di documentazione online, ma alcuni certificati devono per legge essere presentati in originale e ciò ha comportato il doversi comunque presentarsi di persona agli sportelli”.

A livello quantitativo l’attività de La Cesenate si è attestata sui numeri degli scorsi anni, registrando un leggero incremento, non legato alla pandemia, nei mesi estivi. Grazie all’utilizzo delle ferie e soprattutto a una turnazione tra lavoro in ufficio e da casa, l’agenzia funebre è riuscita a superare i mesi del lockdown e quelli successivi senza dover fare ricorso alla cassa integrazione. “Ci siamo organizzati in gruppi per non avere sempre le stesse persone in ufficio – spiega Romeo Santarelli, socio e amministratore – e poter garantire la piena operatività anche nel caso in cui qualcuno dei nostri dipendenti fosse risultato positivo al Covid-19, cosa che fortunatamente non è accaduta. Nei nostri uffici il rispetto delle normative è stato rigoroso, abbiamo sempre messo a disposizione dei nostri clienti, oltre al gel igienizzante, anche mascherine protettive”.

In diversi contesti il Covid-19 si è dimostrato un acceleratore di tendenze già in atto nella società, anche nel caso del rapporto con la morte la pandemia ha agito sotto alcuni aspetti in tal senso. “Negli ultimi anni – afferma Anna Maria Barbieri – le persone sono meno attaccate a un ricordo tangibile del defunto. A una tomba da visitare regolarmente durante l’anno preferiscono riti più semplificati, come quello della cremazione, magari scegliendo poi di disperdere le ceneri in mare. Nei confronti della morte si sta diffondendo un atteggiamento più pratico, verso l’impresario funebre ci sono meno distanze rispetto al passato, le persone comprendono sempre più quanto sia importante svolgere un rito funebre seguendo regole ben precise anche dal punto di vista sanitario”.

Augurandosi di non dover più affrontare restrizioni così forti come quelle passate, La Cesenate guarda con fiducia ai prossimi mesi, forte dell’esperienza maturata nelle settimane più dure della pandemia. “A differenza di inizio marzo, quando nessuno era pronto a vivere una situazione del genere – sottolinea Anna Maria – oggi tutti sono più abituati alle restrizioni che sono state imposte e alle prassi di sicurezza da adottare. In caso di nuove emergenze, non ci troveremmo di certo impreparati”.

La Cesenate Viale Oberdan 105, Cesena – 0547 22813