Dopo un faticosissimo confronto con il Ministero dell’Ambiente ed il Parlamento, sono stati approvati e pubblicati in Gazzetta Ufficiale i 4 decreti legislativi (D.Lgs. 116,118,119,121 del 3 settembre 2020) che recepiscono le rispettive Direttive Europee che hanno costituito il primo tassello di attuazione del pacchetto europeo sull’economia circolare.
I primi testi, posti in consultazione quasi un anno fa, avevano fin da subito destato forti preoccupazioni per alcune disposizioni molto penalizzanti per le imprese.

La CNA è riuscita, in questo lungo confronto, a far eliminare dai provvedimenti molte delle disposizioni più critiche, come quelle che intervenivano pesantemente sul sistema dei RAEE e degli imballaggi con nuovi e pesanti oneri per le imprese, o alcune incongruenze inizialmente presenti nella riscrittura delle norme sulla tracciabilità.

È sabato 26 settembre il giorno della svolta: entra in vigore il decreto legislativo 116/2020 che, in attuazione delle direttive 2018/851/Ue e 2018/852/Ue, rende concreta per l’Italia la disciplina comunitaria dell’economia circolare dettando nuove disposizioni in tema di rifiuti, di imballaggi e relativi rifiuti.
Il nuovo decreto modifica sensibilmente la parte quarta del Codice ambientale (il decreto legislativo152/2006) e rappresenta una vera e propria rivoluzione copernicana per il settore della gestione dei rifiuti che diventano ora una risorsa da valorizzare mediante il coinvolgimento della responsabilità finanziaria del produttore del bene per la ripresa dei rifiuti originati dal consumo di quel bene. A tal fine, tuttavia, sono previsti appositi decreti del ministro dell’Ambiente.

Invece, nell’immediato, dal prossimo 26 settembre, il nuovo testo incide direttamente sulla vita delle imprese che producono e gestiscono rifiuti.

Una modifica che va ben oltre il mero recepimento della norma comunitaria, impattando e modificando alcuni istituti cardine e basilari per una corretta gestione dei rifiuti da parte di tutti gli operatori del settore che dovranno, così, necessariamente ripensare alla propria organizzazione.
Purtroppo, nonostante alcuni correttivi introdotti a seguito dei pareri parlamentari, non siamo riusciti a far superare totalmente le forti criticità che il nuovo decreto introduce sul delicato tema dei rifiuti assimilati agli urbani.

Le nuove norme infatti sposano un principio di assimilazione estremamente ampio, che fa ricadere sotto la definizione di rifiuto urbano una moltitudine di rifiuti prodotti dalle imprese, con il rischio di un aumento sostanziale dei costi della TARI. La norma è stata leggermente attenuata nella fase finale, con l’esplicita previsione che tali rifiuti potranno comunque essere gestiti dalle imprese al di fuori del servizio pubblico “previa dimostrazione di averli avviati al recupero mediante attestazione rilasciata dal soggetto che effettua l’attività di recupero dei rifiuti stessi”. Si dovrà comunque valutare più compiutamente l’impatto di queste nuove disposizioni.
Nonostante queste preoccupazioni, è bene evidenziare che possiamo essere in parte soddisfatti per alcuni risultati importanti ottenuti grazie ad una intensa azione di proposizione nei confronti del Ministero.

Si tratta, ad esempio, della norma relativa ai rifiuti derivanti da attività di manutenzione e i piccoli interventi edili, ivi incluse le attività di pulizia, disinfezione, disinfestazione, deratizzazione e sanificazione di cui alla legge n.82/1994, che si considerano prodotti presso l’unità locale, sede o domicilio del soggetto che svolge tali attività; nonché dell’innalzamento dei i limiti quantitativi annuali (20 t rifiuti non pericolosi e 4 t rifiuti pericolosi) entro i quali i registri possono essere tenuti dalle associazioni di categoria; interessanti anche le prospettive che si aprono con le nuove disposizioni previste per il deposito temporaneo dei rifiuti da costruzione e demolizione presso le aree di pertinenza dei punti vendita dei relativi prodotti.
In allegato vi inviamo una prima sintesi delle principali misure di interesse.

Gli uffici ambiente e sicurezza CNA sul territorio rimangono a disposizione per gli approfondimenti necessari.

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