Quanti sanno che la prima stampante 3D al mondo a essere introdotta, dal Team Yamaha, nei box delle super bike per produrre componenti in tempo reale è stata progettata e prodotta a Bora Bassa, zona industriale di Mercato Saraceno?

Questa è una delle cose che abbiamo scoperto visitando Mark One, start up innovativa fondata nel 2016 da Marco Zani, anni 28, che sta andando a gonfie vele: “la prima stampante ci abbiamo messo sette mesi in due per produrla, dormendo di media quattro ore a notte. Così è nata la One, che avevamo progettato per le piccole aziende e i privati. Quando l’abbiamo portata alle prime fiere, però, ci avvicinavano le grandi aziende, perché la qualità era già di fascia alta. Insomma, avevamo fatto una gran macchina senza saperlo!”. Queste le parole di Marco, che ci racconta la sua avventura e i progetti futuri, spesso col sorriso e con gli occhi che non smettono di brillare: “tutto è nato da una mia grande passione: la possibilità di stampare in 3D apre davvero la mente, oltre a essere la grande innovazione tecnologica della nostra epoca”.

Marco ha la grande dote di riuscire a rendere semplici concetti molto tecnici e complessi. Ci spiega il funzionamento della stampa 3D, che di fatto crea degli oggetti in maniera additiva, non sottrattiva, a partire dal nulla. Ci mostra le bobine colorate dei materiali più innovativi (plastiche, plastiche caricate, resine, metalli…): all’apparenza poco diversi dai fili elettrici che si trovano nelle normali ferramenta, ma che in realtà – con la tecnologia delle stampanti a filamento – si trasformano negli oggetti più vari, spesso con geometrie complesse che con la produzione tradizionale non si potevano realizzare.

“In una prima fase la stampa 3D era usata per realizzare i prototipi – ci spiega Marco – adesso la si utilizza per la produzione. Noi come Mark One siamo sempre stati orientati a questo. Infatti, quello che offriamo alle imprese è un pacchetto completo di supporto per introdurre questa tecnologia nel loro processo. Studiamo l’azienda, i materiali che utilizza, personalizziamo le macchine, formiamo il personale e garantiamo un supporto continuo per i successivi sviluppi”. Praticamente nessuno lavora con questo approccio, che in sostanza introduce e accompagna l’innovazione tecnologica in azienda, ponendosi come partner delle aziende. Una modalità che ha portato Mark One in pochissimo tempo a lavorare con clienti importanti, che hanno portato nuovi stimoli e fatto crescere ulteriormente i loro servizi.

“Siamo partiti come start up innovativa – continua Marco – il punto di svolta è stato all’Expo del 2015, quando abbiamo presentato il nostro primo modello nel padiglione Italia. Da lì siamo sempre cresciuti, vincendo tutti i bandi d’innovazione regionali ed italiani. Uno importante ci ha portati a San Francisco, per un percorso di formazione con differenti manager della Silicon Valley. Ora abbiamo partnership importanti, tra cui l’Università di Bologna, il Politecnico di Milano, l’Istituto Ortopedico Rizzoli, Yahama ed ABB, azienda svedese leader mondiale nella robotica”.

I settori in cui si applica questa tecnologia sono principalmente: meccanica, automotive, motor sport, automazione industriale, medicale, aerospaziale.

E le piccole medie imprese? Chiediamo a Marco Zani un consiglio da esperto: “non scartare a priori la stampa 3D per il costo, anche perché tra incentivi, bandi e miglioramenti della produttività, l’investimento si ripaga subito. Non farsi scrupolo a chiedere, lo sviluppo dei materiali è rapidissimo e la tecnologia abbatte i costi. È importante stare al passo: queste tecnologie sembrano futuristiche, ma sono già usate in maniera massiccia: pensiamo alle auto che vediamo esposte nei saloni internazionali, a certe scarpe molto elaborate, alla gioielleria. Ma tra poco, anche l’Ikea proporrà alcuni suoi prodotti in versione personalizzabile grazie alla stampa 3D”.

E come può impattare questa nuova tecnologia sul nostro made in Italy? “Il 3D è fortissimo su piccoli lotti personalizzati, che a ben guardare è il core business della manifattura italiana – continua Marco – questa tecnologia dà apertura mentale, apre scenari al creare e al fare che potrebbero aiutare molto l’Italia, perché si sposano perfettamente con i suoi punti di forza: inventiva, creatività, unicità. Per cogliere questa scommessa credo sia importante, nelle aziende, dare spazio ai ragazzi giovani, per i quali questa tecnologia viene naturale”.

Dopo la partenza col vento in poppa, ora l’azienda dà lavoro a dieci giovani altamente qualificati, come vede il futuro di Mark One? “siamo in continuo movimento, cambiare pelle ogni sei mesi è nella nostra natura; il futuro lo vedo in crescita, scommettendo anche sull’estero”.