Mentre noi comuni mortali siamo appena usciti dagli ultimi giri ai saldi invernali, c’è chi sta già progettando le collezioni primavera estate 2020: ce lo spiegano Paolo Raggini e Franca Pironi, coppia nella vita e nel lavoro, titolari della ditta PuntoArt di San Mauro Pascoli. Abbiamo approfittato dell’iniziativa GenTalk, promossa dai Giovani Imprenditori di CNA, per conoscere questa bella realtà del nostro territorio, con il cuore artigiano e la testa manageriale.

PuntoArt è nata nel 1981, inizialmente vi lavorava solo Franca, donna dalle grandi capacità creative e dalla manualità perfetta. Erano gli anni del boom della moda italiana: l’esplosione di Armani, Versace, le giacche dalle spalle imbottite con grandi fiori applicati. Fiori che, non di rado, venivano prodotti proprio da Franca e dalle sue collaboratrici. Quell’eccellenza del nostro artigianato che ha contribuito a fare grande il made in Italy in tutto il mondo.

Paolo, nel frattempo, realizzava un bel percorso professionale lavorando per due multinazionali nel settore della grande distribuzione organizzata. Fino alla svolta, che ci racconta: “avvicinandomi ai 40 anni mi sono trovato a decidere cosa fare del mio futuro e ho scelto di entrare anche io nell’azienda di Franca. Ho imparato così a conoscere meglio il lavoro di mia moglie e il suo valore; da parte mia, ci ho messo le capacità manageriali che avevo maturato nelle mie esperienze precedenti”.

Una liaison decisamente fortunata, che ha portato l’azienda a crescere e consolidarsi negli anni: “all’inizio degli anni 2000 – continua Paolo – abbiamo scelto di andare sulla strada dell’innovazione e di farci conoscere in un mercato più ampio. Le fiere di settore sono molto selettive, è difficile essere ammessi. Ricordo che per presentarci alla più importante, Première Vision di Parigi, fummo introdotti da CNA Federmoda nazionale. Fu una enorme soddisfazione essere accolti subito, e da lì cominciarono otto anni ininterrotti nei quali partecipavamo due volte all’anno alle principali manifestazioni internazionali. Un impegno non da poco, ma che è stato poi abbondantemente ripagato”.

Ora PuntoArt vanta tra i suoi clienti le più grandi griffe del lusso internazionale: Chanel, Dior, Gucci, Armani, Dolce & Gabbana, Stella McCartney, Victoria Beckham, e tanti altri.

“Il termine “conto terzi” mi ha sempre dato molto fastidio – ci spiega Paolo – il nostro punto di forza è che noi abbiamo una nostra proposta, che può partire da una scelta tecnica o da una ricerca sui materiali. Non abbiamo clienti che vengono da noi dicendo “voglio fare questo”, piuttosto ci chiedono “cosa mi proponi?”. In questo senso, noi forniamo una subfornitura di proposta. Spesso quanto proponiamo finisce direttamente in passerella”.

Franca è più silenziosa del marito, ma per lei parlano gli occhi che brillano quando ci accompagna nella visita allo stabilimento illustrandoci tutte le fasi che vanno dalla progettazione alla produzione al controllo di qualità, eseguito su ogni singolo pezzo. E soprattutto parlano le mani: quando si siede a una vecchia macchina per il ricamo a mano libera, una di quelle con cui ha cominciato l’attività, per mostraci il suo funzionamento, restiamo incantati dalla sua maestria e precisione.

“Negli anni abbiamo sempre investito in nuovi macchinari, ma un paio di queste vecchie macchine le abbiamo conservate – racconta Franca – ora possiamo realizzare diverse lavorazioni: agugliatura, termosaldatura, laser e tagli in grande formato, macramé, paillettes, passamaneria e tanto altro. Tutto questo è reso possibile dai nostri collaboratori, perché il lavoro di squadra è fondamentale. Abbiamo sempre investito in formazione e in personale giovane, ora siamo in 29 con un’età media di 37 anni”.

Sbirciando tra i macchinari, scopriamo anche che è in corso una sperimentazione per introdurre le metodologie della produzione lean, nata dallo spunto raccolto in un’altra iniziativa targata CNA: la visita a un’azienda cesenate nell’ambito del progetto CNA HUB 4.0.

Terminata la visita nel reparto produzione, torniamo nel salotto dell’azienda, dove è custodito il prezioso archivio delle sue produzioni. Ai giovani imprenditori che chiedono quale sia la formula del successo, marito e moglie rispondono insieme: “la ricetta universale chiaramente non c’è. Nel nostro caso, per dirla con una battuta, è stata la combinazione dell’artigiana Franca con il manager Paolo. Per le piccole imprese, è fondamentale aprirsi e collaborare con altri, anche perché ci sono delle competenze che ci “attraversano”. Un artigiano, nel senso più tradizionale, si innamora delle cose che fa al punto che è disposto ad autolimitarsi. Per un’impresa, invece, la missione è crescere, guardare sempre in avanti. Investire sulle macchine, ma anche sulle menti, che è più difficile ma alla lunga dà grandi risultati”.