Si tratta di un passaggio fondamentale per lo sviluppo di questo settore: CNA Federmoda si è particolarmente impegnata per ottenere questo risultato, insieme ad altre confederazioni rappresentative del settore trainate dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Emilia Romagna.

Il tema della identificazione della attività di ricerca e sviluppo nel settore moda è questione complessa perché ha dinamiche del tutto differenti dalla ricerca e sviluppo nel settore industriale. La velocità con cui cambiano i trend, gli stili e i gusti dei consumatori, la scoperta e l’utilizzo di nuovi materiali, il connubio tra tecnologia e “ciò che si indossa”, il cosiddetto wearable, in un mercato che porta in sé un approccio globale sono alcune di queste dinamiche.
Questo spinge l’imprenditore della moda a creare continuamente nuove collezioni e prototipi e questo è vero non solo per chi è titolare del brand di prestigio riconosciuto a livello mondiale, ma anche per i brand di nicchia, e per tutti gli operatori della filiera che nella loro fase produttiva contribuiscono alla realizzazione del nuovo.

E’ questo che ha spinto CNA Federmoda e altre confederazioni rappresentative del settore ad ottenere alcuni chiarimenti applicativi del credito di imposta per ricerca & sviluppo previsto fin dal 2006.
Il ministero, pur nel quadro complessivo delle modalità di accesso al credito di imposta che rimangono immutate, ha finalmente chiarito come nei settori in questione possono considerarsi rilevanti, quali attività di ricerca industriale e sviluppo pre-competitivo, l’insieme dei lavori organizzati dall’impresa ai fini dell’elaborazione e della creazione di nuove collezioni di prodotti. Questo perché proprio nelle fasi della ricerca, ideazione estetica e realizzazione dei prototipi è possibile astrattamente individuare “quel segmento di attività diretta alla realizzazione del prodotto nuovo o migliorato, al quale collegare l’agevolazione che premia lo sforzo innovativo dell’imprenditore”.