Per questo, a fronte delle preoccupazioni espresse da molte persone residenti nella città artusiana, pur non essendo direttamente coinvolte nella vicenda, ritengono utile intervenire riguardo alla paventata realizzazione di un biodigestore nell’area di San Pietro ai Prati, frazione del comune di Forlimpopoli. I biodigestori, lo ricordiamo per chiarezza, sono impianti che sfruttano un processo di “digestione anaerobica” (cioè di fermentazione) per trasformare scarti alimentari e altri rifiuti organici in energia pulita sotto forma di elettricità e gas naturale, ma anche di prodotti biologici come fertilizzanti a bassissimo impatto ambientale. L’impianto di San Pietro ai Prati dovrebbe impiegare letame e pollina, nonché residui della lavorazione delle carni, oltre che scarti vegetali, si tratta perciò di un impianto ben diverso nelle conseguenze sulla salubrità dell’aria da un inceneritore di rifiuti, mentre non sono da escludere, per la natura stessa della struttura, problematiche legate all’odore.
Non va sottovalutato inoltre, un altro fattore chiave, cioè l’incremento del traffico di mezzi pesanti, che potrebbero essere utilizzati per l’approvvigionamento del biodigestore stesso, se la sua portata non fosse limitata agli scarti prodotti in loco, con la conseguente necessità di verifica della validità dell’attuale sistema viario. La vicinanza con l’abitato, anche di Forlimpopoli oltre che della frazione coinvolta, il dimensionamento in funzione dello stretto fabbisogno di imprese locali, e soprattutto la corretta gestione dei processi, sono tutti elementi da valutare quando si insediano impianti di questo tipo. Non va dimenticato che sono questioni centrale per la riduzione dell’impatto, dato che si sono creati non pochi problemi in realtà vicine (es. Caserma) per la costruzione di impianti analoghi.
Pertanto come associazioni d’impresa, pur riconoscendo l’importanza dell’iniziativa imprenditoriale anche in questo ambito, ribadiamo la necessità di controlli stringenti e verifiche puntuali da adottare nei confronti di attività che, per loro stessa natura, possono avere impatti di rilievo sul territorio. Chiediamo perciò all’Amministrazione comunale di porre la massima attenzione alla vicenda, vigilando sul rispetto delle molteplici norme a tutela dell’impatto e delle ricadute sull’area interessata. Questioni prettamente tecniche che di certo saranno al vaglio dell’Amministrazione locale e che dovranno essere oggetto di approfondite valutazioni. Comprendiamo, però, come, ad animare le proteste del comitato che si sta opponendo alla costruzione dell’impianto a biogas, ci sono reali preoccupazioni su possibili ricadute negative per l’intero comune. Anche noi condividiamo i dubbi di chi opera nell’area: Forlimpopoli con impegno e determinazione negli ultimi anni si è accreditata non solo a livello regionale ma anche in ambito nazionale, come città slow legata alla buona alimentazione, al cibo sano e frutto di una tradizione di cultura gastronomica che trova il suo più illustre esponente in Pellegrino Artusi. La domanda perciò è inevitabile: ci sono le condizioni per coniugare la presenza di un impianto di smaltimento della pollina con le caratteristiche che deve avere una cittadina che ha fatto della gradevolezza e del buon vivere il suo tratto distintivo?