C’è chi lo definisce un mostro alimentato da una politica sbagliata, c’è chi ammette che fino a questo momento si è fatto molto poco per limitarla e chi, infine, che i suoi effetti non devono essere presi come capo espiatorio per nascondere altre responsabilità. Anche le proposte sulla burocrazia fatte da CNA (“Servono meno leggi e più semplici e centralità del silenzio assenso”) hanno riscontrato l’interesse dei sei candidati a presidente della Regione.

“Tra i tanti meriti che ha la Regione e il governo Errani hanno avuto in questi anni non ho problemi ad ammettere che sulla burocrazia si è fatto molto poco – ha affermato il candidato del Centrosinistra, Stefano Bonaccini – A livello nazionale abbiamo fatto meglio e stiamo continuando su questa strada con l’abolizione di enti e leggi superflue. Ma si sono commessi anche molti errori, come la riforma del Titolo V della Costituzione che ha dato competenza esclusiva alle Regioni su tematiche che hanno disperso risorse e appesantito il carico burocratico. Bisogna invertire questa tendenza. Come? L’esempio della fusione dei Comuni è emblematico, un modo per semplificare ciò che prima era estremamente dispersivo”. Nello specifico della sua azione di governo se dovesse diventare Presidente della Regione, Bonaccini è chiaro: “Per quanto riguarda vitalizi, costi della politica e riduzione dei rimborsi ai gruppi abbiamo fatto tanto ma tanto può essere ancora fatto. Abbiamo molto da farci perdonare – aggiunge -. Una mia priorità sarà quella di dare un taglio alle società partecipate, magari dimezzandole nel giro di due anni al massimo”.

Per Alessandro Rondoni (Ncd e Udc) la “burocrazia non deve essere eliminata ma alleggerita. Qualche tempo fa – ha ricordato durante il suo intervento – parlavo con un investitore americano. Diceva che da loro servono sei mesi per realizzare un progetto, qui da noi è il tempo necessario solo adempiere a tutti gli impegni richiesti. Ecco perché la Regione deve essere un ente che semplifichi il rapporto con la burocrazia, non il contrario”.

Per Cristina Quintavalla (l’Altra Emilia-Romagna) il problema non è la burocrazia ma “la mancanza di regole certe. La semplificazione non passa da un attacco al piano regolatore. Non sono favorevole a forme di liberalizzazione che possano diventare speculazione su quanto già esiste. Quello di cui abbiamo bisogno è una nuova regolamentazione, anche burocratica”.