L’autotrasporto è stato per decenni uno dei settori trainanti per l’economia provinciale. Ora purtroppo la situazione è molto diversa. Basti pensare che negli ultimi 4 anni hanno chiuso, in regione, quasi 2.000 imprese di autotrasporto. Un numero importante che in percentuale pesa per un -15,4%, dato peggiore di quasi un punto rispetto a quello nazionale.
Diversi sono i fattori che hanno determinato un tale risultato. Fra questi il costo per chilometro che raggiunge 1,5 euro per le aziende italiane e scende fino a 0,8 euro per quelle rumene. Rimanere sul mercato diventa, ogni giorno di più, un vero e proprio miracolo.
All’interno del comparto autotrasporto, è presente il settore del trasporto animali vivi che vive  problematiche aggiuntive, rispetto a quelle di carattere generale.
In questo settore, di grande rilevanza numerica sul nostro territorio, le imprese devono convivere con un problema in più. I tempi di pagamento per le prestazioni effettuate. Eppure il problema avrebbe già una soluzione, in quanto  la normativa esistente (l.127/2010) prescrive chiaramente che il tempo di pagamento del corrispettivo relativo ai contratti  di  trasporto  di  merci  su strada non può superare i 60 giorni dalla  data  di  emissione  della  fattura.
Purtroppo, come spesso accade, non è sufficiente che il proprio diritto sia tutelato dalle norme. Nella pratica, i tempi si dilatano e raggiungono i 120/150 giorni.
Per certi committenti, questa procedura diventa la pratica normale e alle imprese di autotrasporto non resta che adeguarsi o perdere il lavoro.
La fascia interessata, comprende una trentina di aziende, con un indotto di 120 addetti e un parco mezzi di un centinaio di esemplari.
Il ritardo dei  pagamenti e l’incertezza sulle tempistiche determinano effetti a catena non più sostenibili: maggiori oneri finanziari per coprire le spese correnti, compresi i costi di gestione degli strumenti  bancari che servono al giornaliero finanziamento dell’impresa; il ritardare tutte le spese necessarie ma non indispensabili, a volte anche nel campo della sicurezza. Si innesca quindi un circolo vizioso, dove il trasportatore diventa “cattivo pagatore” e soggetto non solvibile per il circuito bancario.
La situazione porta ad una lenta, straziante agonia, durante la quale l’impresa si spegne lentamente, trascinando nel vortice della propria scomparsa anche tutto un indotto che trae dalla stessa il suo sostentamento.
Il committente, si garantisce in questo modo, maggiore liquidità limitando e/o annullando il costo del denaro  cui sarebbe costretto a ricorrere, servendosi del canale bancario.
Alla resa dei conti, è solo l’ultimo anello della catena che si trova a sopportare tutto il peso e il disagio di questa operazione. La beffa finale è che tutta la partita, viene gestita nella totale disattesa della normativa esistente, sorta a tutela di un diritto che si ritiene meritevole di protezione.
Fino a quando le imprese artigiane riusciranno a sostenere questo peso non è dato saperlo, quello che sappiamo per certo, è che le stesse sono sempre di meno ogni anno che passa.
CNA ritiene che sia il momento di dire basta a questa situazione che vede la committenza farsi forte con i deboli, obbligandoli ad accettare  condizioni e tempi di pagamento illegittimi e lo vuole fare proponendo un “Tavolo di Confronto” che riunisca le Associazioni di categoria dei trasportatori e della committenza. Un tavolo che sia in grado prospettare quelle soluzioni che consentano alla categoria non solo di “sopravvivere”, ma di svolgere con dignità il proprio lavoro.

Marco Gasperini
Presidente CNA Est Romagna