L’Antitrust (Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato) continuerà ad occuparsi di pubblicità ingannevole, anche quando riferita a messaggi nutrizionali e salutistici ingannevoli. Non solo: deciderà autonomamente l’entità delle sanzioni, parametrandole ad una stima dell’utilità economica ottenuta con il marketing "irregolare".

Questo il risultato pratico del ritiro del decreto legislativo circa la disciplina sanzionatoria sui messaggi – claims –  nutrizionali e sulla salute, che, senza alcuna base scientifica, figurano in etichetta, promozione e pubblicità dei prodotti alimentari.

CNA Alimentare, aveva fortemente criticato un decreto non solo iniquo, ma anche invasivo delle competenze pregresse dell’ Antitrust , incaricata dal Codice del Consumo di occuparsi di pubblicità ingannevole.

Il "decreto sanzioni" mostrava uno dei lati peggiori della burocrazia all’italiana: debole con i forti, e forte con i deboli. Prometteva cioè sanzioni piccole per i grandi gruppi industriali, in grado di aggirare con poche decine di migliaia di euro i regolamenti europei su indicazioni nutrizionali e di salute riferite agli alimenti. E invece, una repressione diffusa (trasferendo la disciplina sanzionatoria dall’Antitrust a  organismi non tradizionalmente incaricati, come le ASL) a tutto svantaggio dei più piccoli.

Il parere dell’Antitrust sul decreto, e le osservazioni delle associazioni di categoria, tra cui CNA, devono aver convinto il Consiglio dei Ministri a fare dietrofront.

Con grande soddisfazione di CNA Alimentare, da sempre impegnata nella difesa delle piccole e medie imprese del settore alimentare, che vede nel ritiro del decreto, una vittoria del buon senso, dell’equilibrio sociale e dell’equità.

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Laura Pedulli
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