Se la proposta di aprire Piazza Saffi al traffico veicolare è ritenuta interessante per lo sviluppo commerciale del centro storico significa, a mio giudizio, riportare all’indietro le lancette dell’orologio. Le associazioni del commercio ripropongono oggi, nei fatti, il piano del traffico in uso negli anni ’80: erano anni felici per il commercio in generale e lo scenario, anche sociale della città, era profondamente diverso da quello attuale.
Sarebbe bello pensare che la crisi non sia strutturale, che la classe imprenditoriale non abbia responsabilità, che basti un colpo di spugna a 40 anni di piani di mobilità e della sosta, per risollevare le sorti di un’area commerciale gravemente ammalata.
Ricordo una ricerca presentata da Iginio Rossi, uno dei più noti consulenti in materia di rilancio dei contesti urbani: nelle città che hanno pedonalizzato il proprio centro storico, il valore degli immobili commerciali è sensibilmente più alto rispetto alle città che consentono il traffico veicolare. Il valore di un immobile commerciale dipende dalla redditività del business che può generare, e non è affatto automatico affermare che il traffico veicolare produca vantaggi economici.
La recente proposta delle associazioni del commercio di aprire la piazza alle auto, che secondo gli esiti di un sondaggio vede 3 forlivesi su 10 favorevoli e 7 contrari, distoglie l’attenzione dai problemi veri dell’area.
Per rispondere in modo efficace alla concorrenza dei centri commerciali, è necessario in primo luogo capire quali sono i loro punti di forza: politiche commerciali e orari di apertura condivisi da tutti gli operatori sono infatti alla base del loro successo. Ovvio che al centro storico manchi un “ufficio direzione” che impartisca in modo perentorio agli operatori le linee da seguire, ma è anche vero che Forlì nel Cuore è stata creata proprio a questo scopo.
Forlì nel Cuore ha investito e sta investendo larga parte delle proprie risorse nel tentativo di riportare le famiglie in centro, attraverso progetti come “Forlì Città dei bimbi” che puntano all’animazione e all’utilizzo sostenibile degli spazi, nonché all’incentivazione del trasporto pubblico.
È indispensabile per gli esercizi del centro storico vincere la battaglia dello shopping del sabato pomeriggio, che al pari della domenica risulta ormai fornire da solo ai centri commerciali circa un terzo del fatturato settimanale.
Siamo certi che formule datate come quella di riportare le auto in piazza, contribuiscano al raggiungimento dello scopo?
Altro problema, individuato dai consulenti, nel corso degli anni: i negozi forlivesi sono tendenzialmente meno attrattivi rispetto alle realtà limitrofe. Aldo Pellegrino, il superconsulente arruolato dall’amministrazione comunale, riconosceva che riuscire ad individuare una vocazione per ogni strada avrebbe agevolato il successo delle varie attività. Si potrebbe pensare a via Giorgio Regnoli come la strada dell’artigianato artistico, a piazza Cavour come il bacino della ristorazione, al cosiddetto “quadrilatero” compreso tra piazza Saffi, via delle Torri, via Mameli e corso Garibaldi, come area dedicata alla moda e all’abbigliamento.
Servono spazi commerciali più grandi di quelli esistenti, a detta di tutti i consulenti che si sono susseguiti. L’amministrazione deve consentire o anche incentivare la fusione di più negozi in esercizi di superficie più ampia. Spazi piccoli ospitano attività con pochi addetti, necessariamente poco flessibili in termini di orario di apertura, perché impossibilitati ad eseguire turni di apertura, secondo lo stile dei centri commerciali.
Occorre un progetto, da perseguire con pazienza ma con costanza. Lo sviluppo, o forse la sopravvivenza stessa del centro storico, non possano dipendere da idee estemporanee, da strappi e retromarce frutto dell’emotività o della suggestione.
Riccardo Guardigli
Responsabile CNA Forlì città