Lettera aperta del CAIPET agli Amministratori Pubblici della Regione Emilia-Romagna sulla situazione nel Trasporto Pubblico Locale. Un sistema di trasporto con preminenza di aziende a proprietà pubblica e progressiva riduzione delle imprese private. Imprese che, con capacità organizzativa, hanno svolto, per anni, il servizio assegnato con corrispettivi mediamente molto inferiori ai costi delle Aziende Pubbliche, senza ripianamenti di bilanci a carico di Enti Pubblici. 

Imprenditori che, anche tramite processi aggregativi, oggi si pongono quali nuovi interlocutori delle Aziende Pubbliche. C’è stata la possibilità da parte delle Aziende Pubbliche di sub-appaltare i servizi e chiudere così molti bilanci d’esercizio in positivo. “Risorse servite per processi di ristrutturazione ed efficientare i servizi?” Trascorsa la leva del sub-appalto, i nodi, sono tornati al pettine e aumentato la situazione di criticità. Basti leggere quanto stabilito nella Legge di Stabilità,  sulla riorganizzazione dei servizi di TPL. Il confronto si incentra sul garantire  l’apporto di risorse pubbliche anzichè avviare un reale processo di industrializzazione del settore con riflessione su pianificazione e gestione. Le imprese private, in particolare quelle sub-affidatarie,  non sono più in grado di svolgere i servizi con corrispettivi cosi ridotti; attraverso le loro aggregazioni, hanno avanzato proposte: 

1) A fronte di un progetto regionale per un’unica azienda pubblica i privati si sono aggregati e oggi, di fatto, esiste un unico strumento di rappresentanza con una buona massa critica.
2) Investire direttamente in innovazione di prodotto (autobus).
3) Poter operare alla pari delle aziende pubbliche.
4) Disponibilità ad investire nel capitale delle Aziende Pubbliche.
5) Partecipare nel capitale sociale delle imprese pubbliche, entrare nella governance delle nascenti società di TPL, definendo ruoli di responsabilità, sottoponendo i gruppi dirigenti a giudizio meritocratico che attesti le qualità imprenditoriali.

Dimensioni insufficienti, mancanza delle capacità finanziarie necessarie, sistema bisognoso di grossi gruppi stranieri sono le risposte delle imprese pubbliche e dei loro gruppi dirigenti. Dimenticano non solo la storia delle imprese, la loro capillarità sul territorio, la loro cittadinanza, dove versano tasse e contributi, ma, incredibilmente, il fatto che sono l’elemento di equilibrio economico/finanziario del TPL

Affermare il contrario lo riteniamo indice della vera debolezza del sistema, non accettare la sfida del mercato, l’orientamento a conservare lo status quo e l’intento di ribaltare sugli Enti proprietari le problematiche strutturali e gestionali. 

Pur riconoscendo alla Regione di aver svolto un ruolo attivo nel presidio dei processi evolutivi del TPL non c’è stato nel tempo l’avvio di un confronto di merito per dare concretezza agli obiettivi strategici condivisi nel “Patto per la Mobilità”. 

Questa situazione può continuare nell’indifferenza generale? Possono i cittadini, calando i servizi e aumentando le tariffe, pretendere risposte in merito a come si utilizzano le risorse? E’ ora di informare l’opinione pubblica, ma chiediamo ancora un incontro per meglio esprimere le nostre opinioni e proposte; constatare direttamente quali sono gli amministratori che ritengono giusto esperire tutte le strade possibili prima di chiudere i servizi, rendendone conto ai cittadini.