L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Così almeno recita l’articolo 1 della nostra Costituzione. Sono quindi le fondamenta della nostra democrazia a tremare ogni volta che la falce della crisi miete un’azienda o anche un solo posto di lavoro.

Il lavoro prima di tutto, quindi. Ma per non fermarsi ad affermazioni che hanno il tenore degli slogan elettorali sono necessarie azioni, da parte di tutti gli attori del contesto socio-economico di questo paese.

Le crisi delle grandi aziende occupano spesso le prime pagine della stampa locale, le istituzioni si attivano e, pur tra mille difficoltà, spesso si arriva a soluzioni ragionevoli e più o meno condivise. La positiva soluzione della trattativa tra i sindacati e il gruppo Bonfiglioli rappresenta una buona notizia per la città, così come le parziali rassicurazioni della nuova proprietà del gruppo Ferretti circa il futuro dello stabilimento forlivese, anche se resta ancora irrisolto il problema dei 28 esuberi.

La crisi che sta scuotendo il tessuto delle piccole imprese della nostra città, purtroppo fa meno rumore. Il tasso regionale di disoccupazione, salito fino al 7,5% vede la nostra provincia reggere il fanalino di coda per quanto concerne la categoria degli under 30.

Ben 450 imprese hanno chiuso i battenti negli ultimi 5 anni nella nostra provincia, lasciando un vuoto attualmente incolmabile a livello di occupazione.

Quali risposte questo territorio può esprimere in una prospettiva di rilancio economico e di tenuta sociale? Il nostro territorio ha attraversato anche in passato crisi occupazionali, in corrispondenza della chiusura dei più importanti stabilimenti industriali quali la Mangelli, per decenni l’azienda simbolo della città e la Comar, il più importante cantiere nautico d’Italia.

Mettersi in proprio, l’autoimpiego, fu la risposta a quelle crisi. Tanti operai divennero imprenditori, mettendo a frutto il know-how acquisito negli anni di lavoro precedenti. Alle industrie si sostituì un reticolo di imprese, piccole, piccolissime, che diedero lavoro a tante famiglie e che negli anni costituirono la base di realtà che oggi risultano tra le imprese più strutturate nell’ambito della nostra provincia.

Oggi purtroppo la situazione è ben peggiore, rispetto ad allora. Il nostro terreno è divenuto arido per il seme dell’autoimprenditorialità. Le banche non finanziano, i costi dell’energia sono tra i più alti d’Europa, così come il costo del lavoro. Si uscirà dal pantano solo quando si comprenderà che solo attraverso una ripresa della propensione “al mettersi in proprio” si  potrà risolvere, almeno in parte, il problema dell’occupazione. I posti di lavoro non si creano per decreto, ma  costruendo un contesto burocratico semplice, detassando il costo del lavoro, agevolando l’accesso al credito.

È necessaria un’azione coraggiosa, di rottura, che confidi nel fatto, semplice, quasi banale, che più persone lavorano, meglio è per l’economia, e per la coesione sociale di un territorio.

Una ripresa del livello occupazionale non può prescindere da un energico cambio di politica economica a livello Europeo, passando dal rigore attuale  ad un convinto piano di investimenti che metta al centro le micro piccole e medie imprese, ed il sostegno della domanda.

CNA continuerà a fare proprie queste istanze ribadendo l’importanza che ha per noi il tema del lavoro, inteso, non solo come fonte di sostentamento, ma anche come strumento di realizzazione personale. Il  nostro Lavoro, col quale  tutti noi concorriamo ogni giorno  al progresso e al benessere  della società.

Lorenzo Zanotti
Presidente CNA Forlì