La vicenda della mini proroga di cinque anni delle concessioni balneari approvata oggi al Senato nell’ambito del dl decreto sviluppo bis è stata oggetto, tranne poche e lodevoli eccezioni, di un vero e proprio festival di dichiarazioni allarmistiche che ha comportato la criminalizzazione di un intero comparto economico cruciale per l’intero Paese.

E’ quanto affermano in una nota le Associazioni di categoria degli imprenditori balneari: S.I.B. Sindacato Italiano Balneari – Confcommercio, FIBA – Confesercenti, CNA – Balneatori e Assobalneari Italia – Confindustria.

Si è gridato da più parti alla lesione dell’ambiente, mentre la disciplina di questo settore dei litorali è minuziosamente disciplinata da leggi, regolamenti e innumerevoli strumenti di pianificazione demaniale, ambientale e urbanistico dalle Regioni e dagli Enti Locali alla quale tutti i titolari – attuali o eventualmente futuri – si attengono o dovranno attenersi. Pertanto è del tutto irrilevante per l’ambiente se il titolare di una concessione demaniale sia l’attuale o un altro.

Si è urlato al danno nei confronti dei consumatori i cui interessi sono del tutto indifferenti alle modifiche soggettive dei titolari delle stesse e legate, semmai, ad un aumento del numero delle concessioni, quindi dell’offerta dei servizi, e certamente non alla sostituzione degli attuali titolari con altri.

Si è paventato, da ultimo, incalcolabili danni erariali per multe che la Commissione europea potrebbe infliggerci, con questa mini proroga, enfatizzando una osservazione infondata della Ragioneria generale dello Stato, (forse dovuta alla concitazione dei tempi di approvazione del provvedimento), la quale non ha considerato che: a) nelle 99 procedure di infrazione pendenti (alcune risalenti ad oltre 10 anni fa), neanche una riguarda le concessioni balneari; b) che quella riguardante le concessioni demaniali – la n. 49082008 del 25 febbraio 2009 – è stata archiviata dalla CE lo scorso 27 febbraio 2012; c) che la stessa non riguardava la proroga ma il così detto diritto di insistenza che il nostro Legislatore ha eliminato; d) che una analoga proroga di cinque anni varata con la legge 252010 non è stata oggetto di procedura di infrazione da parte della CE; e) che il Commissario europeo Michel Barnier ha dichiarato formalmente al vice Presidente del Parlamento europeo Gianni Pittella il favore delle Istituzioni europee per “un congruo periodo transitorio”; f) che la proroga delle concessioni balneari iberiche che sta discutendo il Parlamento spagnolo – non di cinque ma di 45 anni – non solo non è stata contestata dalle Istituzioni europee ma ha trovato il favore delle stesse nelle dichiarazioni del Commissario alla Giustizia Viviane Reding; g) che comunque l’avvio di una nuova procedura d’infrazione causata dal provvedimento di mini proroga, prima di giungere all’ammenda, dovrebbe seguire un iter procedurale all’interno del quale ci sono tutte le possibilità di trovare soluzioni condivise.
 
Tutto ciò ha creato sconcerto, umiliazione e rabbia nelle decine di migliaia di famiglie di balneari che si sentono ingiustamente e immotivatamente messi su un banco mediatico di imputazioni  per le quali non sussiste alcuna responsabilità.

Stigmatizziamo le dichiarazioni di chi si oppone a qualsiasi proroga con argomentazioni fragili e inconsistenti, in alcuni casi palesemente strumentali, arrivando persino a infangare e demonizzare 30.000 famiglie e aziende a conduzione familiare, disonorandole quale potente “lobby”, quando invece stanno difendendo il loro elementare diritto a continuare a esistere e lavorare salvaguardando, nel contempo, una peculiarità italiana che è un fattore di successo e di competitività del turismo nazionale.

Evidenziamo, inoltre, che le imprese italiane, nel caso in cui non venisse approvata una adeguata e ragionevole disciplina transitoria, sono già pronte ad adire la giustizia italiana ed eventualmente europea per la tutela dei loro diritti, (dalla proprietà aziendale illegittimamente confiscata al legittimo affidamento nella disciplina previgente recentemente abrogata), con gravi conseguenze economiche, queste sì, a danno dello Stato italiano.

Va, infine, dato merito al Senato e alle forze politiche – tutte – di non aver ceduto a questa falsa rappresentazione della realtà per cui questa mini proroga sarebbe un “pericoloso regalo a una lobby” quando è solo un doveroso intervento per evitare un colossale contenzioso giudiziario in danno dello Stato e per avere il tempo di trovare la giusta soluzione ad un così grave e complesso problema, in modo da poter assicurare una prospettiva di investimento e di lavoro a centinaia di migliaia di nostri imprenditori e lavoratori.