Esiste una ricetta per uscire dalla crisi? La domanda lascia spazio a una molteplicità di risposte anche se, sullo sfondo, è impossibile prescindere dai concetti di innovazione e di internazionalizzazione.

È importante però sfatare qualche luogo comune perché, se è vero che a monte dell’innovazione ci sta la ricerca, non è vero che quest’ultima sia prerogativa esclusiva delle grandi imprese.

Anzi, sempre più spesso, la piccola impresa fa ricerca. Lo vediamo anche nel nostro territorio, che è ricco di piccole realtà che basano il loro crescente successo sull’innovazione tecnologica e sulla ricerca di nuovi mercati sui quali valorizzare i propri prodotti.

Pochi sanno che il Team McLaren di Formula 1 acquista parti meccaniche realizzate in titanio da una piccola azienda forlivese, la CLS. L’ESA, l’azienda spaziale europea,  d’altro canto, si rivolge spesso ad Almaspace, una piccola impresa della nostra città per acquistare tecnologie. Secondo importanti modelli di previsione circa lo sviluppo economico, proprio il settore aerospaziale viene individuato quale il mercato a maggiore potenziale per i prossimi vent’anni. Ci si aspetta per il settore, a partire dagli aeromobili di linea, un vero e proprio balzo in avanti dal punto di vista tecnologico. Il  mercato è destinato ad offrire sostanziose opportunità a chi avrà la capacità di coglierle. La nostra città ha le carte in regola per candidarsi a recitare un ruolo importante in questo processo: la chiave sta nel rapporto, appena iniziato, ma già proficuo, tra Università e piccola impresa. Sono proprio spin-off universitari le imprese più impegnate su ricerca e sviluppo in campo aerospaziale.

Ma si tratta soltanto di ambiti di nicchia? Assolutamente no, anzi è fuorviante pensare a queste esperienze come nicchie di mercato: il vero valore aggiunto della ricerca sta nella trasferibilità dell’innovazione.

Ad esempio, la sensoristica sviluppata dalla Sortron di Bertinoro per applicazioni in campo aerospaziale, è stata con facilità ricondotta su progetti legati al settore biomedicale o alla nautica da diporto, addirittura alla raccolta differenziata dei rifiuti.

La ricaduta può essere a favore di tutto il nostro tessuto economico. Le vocazioni di un territorio vanno colte ma anche e ancor di più create. Fu, infatti, l’esistenza di una importante industria chimica, la Mangelli, a creare il terreno fertile per  lo sviluppo di un nuovo materiale, la vetroresina  negli anni ’60 del secolo scorso.

Fu  la capacità di utilizzare al meglio questo nuovo materiale da parte delle maestranze locali che costituì la base per la creazione a Forlì di uno dei principali distretti produttivi per la nautica da diporto, a partire dai primi anni ’70. La cosiddetta“vocazione forlivese per la nautica” non esisteva in realtà all’epoca del legno: abili imprenditori hanno saputo prendere la palla  al balzo, e l’hanno creata.

Oggi non possiamo pensare di uscire dalla crisi “per decreto”: le istituzioni non hanno le risorse economiche per spostare l’ago della bilancia Oggi la città deve saper uscire dalla crisi con le proprie forze, con l’ingegno e la passione dei tanti piccoli imprenditori che ne fanno parte, con l’aiuto di chi, come la nostra associazione, sa creare relazioni con il mondo della ricerca. Siamo impegnati ogni giorno nella creazione di reti che valorizzino lo scambio di idee e di progetti tra le imprese. È indispensabile favorire in tutti i modi la “trasferibilità” dell’innovazione del sapere.

È ugualmente importante, lo sappiamo bene, finanziare il passaggio virtuoso dall’idea, alla prototipazione e all’industrializzazione.

Chiediamo a tutta la città, al mondo bancario e alla Camera di commercio in particolare, di stare più al nostro fianco per destinare risorse agli unici che abbiano la chiave per uscire dal tunnel, i nostri imprenditori.

Lorenzo Zanotti
Presidente CNA Forlì