Il fermo dei giorni scorsi ha lasciato numerose ferite nel nostro territorio e non solo tra gli autotrasportatori. Ferite ma, anche, interrogativi. Come è possibile che certi fatti (gravi intimidazioni nei confronti degli autisti, coltelli, costrizioni di ogni genere, danni ai mezzi e alla merce avvenuti nel territorio Cesenate) siano accaduti proprio qui da noi? Il nostro territorio, che pure soffre le problematiche strutturali del comparto dell’autotrasporto, è sempre stato caratterizzato da civiltà, senso di responsabilità e coesione sociale.

Riteniamo gravissime le responsabilità per le modalità con cui uno sparuto gruppo di soggetti, che poco o nulla hanno a che vedere con gli autotrasportatori e con il nostro territorio, hanno sfruttato la crisi e il disagio sociale per fini diversi dalla difesa degli interessi della categoria.

Chi ha fomentato questa protesta? Si tratta di realtà semisconosciute che, mentre le Associazioni di rappresentanza come FITA-CNA erano impegnate nel confronto costante con i governi e ottenevano risposte importanti per gli autotrasportatori, tacevano e non facevano nulla.

Questi soggetti hanno atteso tre anni prima di prendere una qualsiasi iniziativa contro il costo del gasolio, la cui incidenza sui costi totali di gestione è passata dal 30% del 2007 al 42% del 2012. Inoltre, hanno aizzato le folle nel momento in cui venivano loro restituiti, in tempi rapidi e anticipando le scadenze, miliardi di euro in termini di rimborso delle accise (e non solo).

Abbiamo calcolato infatti che, grazie alle varie misure attuate negli ultimi mesi o in corso di attuazione (dalla trimestralizzazione del rimborso delle accise, alla modifica del calendario dei divieti di circolazione, dalle misure per il contenimento dei costi di assicurazione e dei pedaggi autostradali, alle risorse economiche riconosciute all’autotrasporto) ogni azienda possa contare su agevolazioni e rimborsi del valore stimabile mediamente in oltre ventimila euro.

Per questi motivi abbiamo giudicato questo fermo inopportuno e anacronistico. Stando anche alle segnalazioni che, attraverso il nostro sistema, ci arrivano da altre città, si rafforza il sospetto che chi manovra dietro le quinte la protesta nasconda altri interessi che non sono quelli degli autotrasportatori.
Ricordiamo che, come CNA ha più volte denunciato, la nostra provincia non è più da tempo un’isola felice, ed è anzi un terreno molto ambito dalle mafie, come testimoniano purtroppo i casi recenti di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.

Il nostro allarme vuole essere un appello alle Istituzioni perché non sottovalutino questi rischi. Perché vogliamo difendere il nostro territorio, con la sua economia e i valori che lo contraddistinguono. Vogliamo indagare, ad esempio, su certi carichi sospetti che viaggiano sulle nostre autostrade?

Ricordiamo che le mafie prosperano dove lo Stato e la coesione sociale sono deboli. E questo fermo, più che una manifestazione pacifica, ci è parso un chiaro tentativo di destabilizzare gravemente le strutture fondamentali politiche, costituzionali, economiche e sociali del Paese.

L’allarme non sembri esagerato: ricordiamo che, nei pressi di Asti, un bravo padre di famiglia, disperato, ha perso la vita per una protesta inutile e dannosa. Non c’è più tempo: bisogna agire subito.

Marco Mengozzi
Presidente di FITA-CNA Forlì-Cesena