L’Amministrazione Comunale di Forlì nelle prossime settimane dovrà varare il più importante documento di indirizzo politico dall’elezione del sindaco Davide Drei. Il Bilancio è un contenitore di scelte, nel quale i numeri, più delle parole, dicono la verità sugli orientamenti dei nostri amministratori. Soprattutto per quanto concerne la fiscalità locale. Per leggere in maniera corretta queste scelte è opportuno, se non indispensabile, confrontarci con altre realtà del nostro territorio.

Dall’esame dei vari bilanci emergono gli aspetti comuni, ma ancor più le differenze, che sono molte di più di quanto la tendenziale omogeneità politica delle giunte farebbe pensare. L’Ufficio studi di CNA Forlì-Cesena ha realizzato una puntuale indagine sulla fiscalità locale, nella quale vengono messe a confronto le scelte effettuate nel 2014 in materia di Tari, IMU+Tasi e addizionale Irpef, con lo scopo di valutare il peso delle imposte sul sistema delle imprese e per capire se esistano differenze che possano incidere sulla competitività delle stesse. Per quanta riguarda la tassa sui rifiuti, ogni comune è chiamato a decidere come ripartirne il peso tra utenze domestiche e extradomestiche, in pratica come viene tagliata a metà la torta, si fa per dire, tra cittadini e imprese. Forlì opta per un 54% a carico delle utenze domestiche e un 46% in capo alle imprese (la media provinciale è piuttosto diversa: 63% sulle abitazioni, 37% sulle imprese). Se consideriamo il comune di Cesena, il più simile per caratteristiche e dimensioni alla nostra città, il carico sulle imprese è il 40%, sei punti percentuali in meno di Forlì. Prendiamo un caso concreto: per la Tari, un’autofficina o una carrozzeria di 300 mq di superficie pagherà 964 euro a Cesena e 1.197 euro a Forlì.

Passando al capitolo IMU+Tasi, il comune di Forlì applica sulle attività produttive l’aliquota massima, il 10,6 per mille. Questa volta il comune di Cesena non è da meno, mentre la media a livello provinciale si attesta sul 9,4 per mille.
Cosa succede se guardiamo all’impatto della tassazione nel suo complesso? Nel caso concreto di una torneria artigianale, con una superficie da 1100 mq., sommando Tari, IMU+Tasi, scopriamo che l’imprenditore forlivese ha sul groppone 6.530 euro da corrispondere al Comune, ben 608 euro in più rispetto al collega di Cesena con un locale dalle medesime caratteristiche.

In un momento di crisi profonda, come quella che le imprese stanno attraversando, porre attenzione a questi numeri è un gesto importante, che l’amministrazione cittadina deve compiere.
In particolare per quanto riguarda la ripartizione della Tari, chiediamo che ci sia maggiore equità tre utenze domestiche e extradomestiche. È importante poi mandare un segnale d’attenzione chiaro, alle imprese: abbassare quell’aliquota massima, su IMU e Tasi che non si può accettare in un momento come questo. Sostenere le imprese, in una realtà come la nostra che conta un’impresa ogni 9 abitanti, significa sostenere le famiglie e l’occupazione. Imprenditori, artigiani e commercianti chiedono con forza un segnale all’amministrazione. Forlì deve iniziare un percorso che le permetta, gradualmente, di riportare i propri parametri in termini di tassazione sulle imprese ai livelli medi della provincia.
È ora di ricordarsi delle imprese manifatturiere, dei servizi, artigianali e commerciali, delle piccole industrie che ogni giorno scommettono sulle proprie idee e sulle proprie forze. I tanti imprenditori, per i quali il Comune non confeziona bandi, non eroga incentivi o contributi, ma che contribuiscono in modo importante, attraverso il proprio gettito, a portare avanti i progetti per la città. Il Bilancio è un’occasione per dimostrare con i fatti quanto l’amministrazione comunale tenga alle proprie imprese e ai tanti cittadini che ci lavorano.

Riccardo Guardigli,
Responsabile CNA Forlì città