L’Italia continua a primeggiare nell’occupazione indipendente, con 4,72 milioni di occupati tra i 15 ed i 64 anni, davanti a Regno Unito e Germania, anche grazie al rilevante ingresso di tanti nuovi professionisti non ordinistici – cresciuti tra il 2009 ed il 2016, del 32,9% – ed è seconda per peso dell’occupazione indipendente su quella totale. Consistente la presenza dei professionisti anche a livello locale, con 365 iscritti a CNA Forlì-Cesena.

Fino al varo della legge 4/2013, questa categoria di lavoratori era stata trascurata dal legislatore.
Poi, la svolta, sollecitata da CNA, con la creazione dell’Osservatorio nazionale professioni, proprio per porre all’attenzione della politica questa complessa realtà.
Negli ultimi due anni, CNA Professioni ha formulato una piattaforma di proposte, i cui risultati si sono concretizzati nelle leggi di stabilità 2016 e 2017, in tema di fisco, accesso ai finanziamenti, previdenza e welfare.
Con il Ddl, inoltre, si è cercato di realizzare un sistema di diritti e di welfare moderno che prevede misure di tutela applicabili a tutti i rapporti di lavoro autonomo su: ritardato pagamento dei compensi, clausole che riducono lo squilibrio nei rapporti a favore del committente, proprietà intellettuale, deducibilità delle spese di formazione, accesso agli appalti pubblici, indennità di maternità, congedi parentali, tutela della gravidanza, salute e sicurezza sul lavoro.

Nonostante i passi compiuti, tuttavia, rimangono ancora irrisolte questioni che CNA ha raccolto e sottoposto agli organi competenti:

-Fisco: definire in modo inequivocabile le caratteristiche che escludono il professionista dal pagamento dell’Irap ed eliminare l’estensione dello split payment
-Organizzazione: favorire forme di aggregazione tra professionisti, sia per l’accesso ai bandi di gara che per sostenerli nello sviluppo e gestione dell’attività
Welfare: sospendere, in caso di infortunio o malattia grave, il versamento dei contributi previdenziali, dei premi assicurativi e delle imposte
Previdenza: individuare forme di prestazioni sociali, per coloro che subiscano riduzioni significative di reddito, sulla falsariga degli interventi previsti dalle casse degli ordini professionali.

Tra i dati più significativi – desunti da un campione più che rappresentativo di 2.159 professionisti –  possiamo estrarre due elementi contrastanti:
-l’universo dei professionisti non ordinistici, si caratterizza per un alto livello di istruzione, in quanto il 54% è laureato ed il 58,4% ha conseguito titoli non obbligatori, che arricchiscono il bagaglio professionale;
-un basso livello di reddito medio che, per la metà del campione, non supera i 20.000 euro annui, con una piccola eccezione costituita dai professionisti che offrono servizi alle imprese, dove il 13,8% supera i 50.000.