Il tema delle infrastrutture è stato il contenuto portante dell’Assemblea regionale dell’Associazione che si è tenuta scorso ottobre a Bologna nel corso della quale il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini si era reso disponibile per affrontare, una ad una, tutte le 96 criticità che la mappatura di CNA ha messo in evidenza.

Una delle risorse che la Regione ha indubbiamente a disposizione è il suo posizionamento geografico al centro di tutte le direttrici del traffico merci e persone. L’incremento dei flussi di traffico, sia locali che di attraversamento, ha interessato non solo le aree urbane ma ha anche favorito il consolidamento delle aree artigianali intorno alla cintura urbana delle città. Questo importante sviluppo non è stato accompagnato da un adeguato ammodernamento della rete infrastrutturale generando via via una maggiore congestione delle città e maggiore usura delle infrastrutture, con il risultato che si è determinata nelle amministrazioni e negli enti gestori una minore attenzione alle manutenzioni e quindi alla pianificazione sistemica.

La conclusione è che oggi le imprese devono confrontarsi quotidianamente con una mobilità reale che non si è adeguata e che corrisponde a dinamiche di viabilità oggi troppo vecchie per garantire efficienza, sicurezza e sviluppo. Bisogna riconoscere che negli ultimi anni molto è stato programmato e sono numerosi i cantieri aperti, ma la situazione è ben lontana dall’essere sufficiente per una Regione come l’Emilia-Romagna che vuole (e deve) confrontarsi alla pari con le regioni europee più importanti.

"CNA Emilia Romagna vuole supportare le imprese che operano sul territorio – afferma il Presidente regionale dell’Associazione Dario Costantini -, un territorio che deve essere posto nelle migliori condizioni per essere il più attrattivo possibile rispetto a nuovi investimenti, e questo è possibile solo grazie ad un sistema infrastrutturale adeguato, efficiente ed innovativo. Non è possibile immaginare un futuro per le imprese senza un radicale cambio di paradigma della politica verso una programmazione in grado di definire obiettivi certi con una pianificazione ben definita a breve, medio e lungo periodo".

"Attraverso il prezioso lavoro fatto insieme a tutte le CNA territoriali – continua Costantini -, CNA Emilia Romagna ha elaborato una “radiografia” dello stato in cui versano attualmente le nostre infrastrutture. Provincia per provincia è stato tracciato un elenco di priorità per quanto riguarda poli logistici, la grande rete e la rete di base.  Con l’obiettivo di un confronto aperto e costruttivo con la Regione, abbiamo accettato l’invito del Presidente Bonaccini ad organizzare incontri territoriali attraverso i quali affrontare, una ad una, le 96 priorità l’Associazione ha ritenuto critiche e su cui ci attendiamo risposte rapide e concrete".

Sarà quindi a Parma, mercoledì 13 marzo alle ore 18, il confronto tra i Presidenti delle CNA di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena (rispettivamente Giovanni Rivaroli, Paolo Giuffredi, Giorgio Lugli, Claudio Medici) che insieme al Presidente di CNA Emilia Romagna Dario Costantini, incontreranno in un’Assemblea pubblica il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.

Delle 96 criticità raccolte nell’analisi regionale (scaricabile integralmente dal sito www.cnaemiliaromagna.it) sono ben 28 quelle di competenza dei quattro territori protagonisti del primo incontro con il Presidente Bonaccini.

Tra le opere di cui certamente si discuterà ci saranno sia i poli logistici (gli interporti dei quattro capoluoghi di provincia su cui sono stati stanziati fondi per manutenzioni e adeguamenti), che i ponti (basti pensare alla chiusura del ponte tra Casalmaggiore e Colorno o alle necessarie manutenzioni del ponte sul Taro sulla via Emilia o di quello sul Po tra Cremona e Castelvetro) e ovviamente le principali arterie stradali (come il corridoio plurimodale Tirreno-Brennero, l’autostrada regionale Cispadana o la bretella Campogalliano-Sassuolo).

"Un Paese grande e moderno come l’Italia – conclude Costantini – ha bisogno di modernizzare tutto il sistema infrastrutturale ed è arrivato il momento di aprire tutti i cantieri, grandi e piccoli, sia per la costruzione di nuove opere che per mantenere efficienti quelle esistenti, che devono essere curate costantemente per garantire sicurezza ai cittadini e alle imprese. Il passante di Bologna sta divenendo un’opera “simbolo” che ben rappresenta questo momento: da una parte un territorio che paga un prezzo altissimo alla congestione del traffico, dall’altra un ritardo sempre più incomprensibile visto che progetti, piani attuativi e valutazioni ambientali erano già svolti. La messa in discussione del progetto rischia di portarci verso un dibattito “ideologico” infinito, che minaccia di mettere in ginocchio non solo la viabilità della zona ma anche tutta la logistica del centro/nord Italia".