Dal nostro osservatorio registriamo una certa confusione, fra cittadini e imprenditori, riguardo al dibattito sulla possibile fusione fra i Comuni di Bagno di Romagna e di Verghereto. Un tema sul quale la politica ha espresso posizioni in netta antitesi. Risulta quindi difficile raggiungere una sintesi o individuare priorità condivise.

Nell’analisi delle problematiche relative alla fusione fra Comuni, si riscontrano spesso delle resistenze, a partire dalle stesse Amministrazioni coinvolte. Il tema della difesa dell’identità territoriale, della soddisfazione delle peculiarità locali, i presunti vantaggi/svantaggi economici, vengono usati in funzione di rottura, senza che sia possibile individuare elementi sui quali convergere il consenso delle parti.

Il vantaggio delle collettività coinvolte, valutato nel senso più ampio del termine, un’informazione neutra e completa circa i vantaggi/svantaggi della fusione, il libero consenso dei cittadini, la consapevolezza che le fusioni sono uno strumento normativamente previsto quale ausilio nell’attività di gestione degli enti locali, gli incentivi economici, importanti e diluiti nel tempo: questi, a nostro parere, sono gli elementi certi da cui l’analisi dei pro e dei contro deve prendere il via. Vero è che, le peculiarità di un determinato territorio e le identità locali delle comunità che si fondono, non devono essere soffocate nella logica del più grande che assorbe il più piccolo e necessitano di tutela e rappresentanza.
Il progetto di fusione deve dare voce e tutela a tutti gli interessi dei territori coinvolti, facendo del nuovo soggetto politico amministrativo il contenitore di tutto quello che esprime il territorio.

La situazione attuale dei piccoli Comuni, certifica una costante difficoltà nel garantire i servizi essenziali a costi accessibili. Assistiamo alla predisposizione di bilanci che sono frutto di equilibrismo contabile. Dove ogni forma di incentivo in un settore, comporta un taglio analogo in un altro.
Per cittadini e imprenditori, non si profila altra possibilità che accettare situazioni dove la progettualità a lungo periodo viene azzerata e la gestione dell’emergenza quotidiana diventa consuetudine.
Occorre darsi priorità e obiettivi condivisi, verificando se un’ipotesi di fusione sia funzionale alla loro soddisfazione e a quali condizioni la stessa diventi espressione di vantaggi comuni. Cominciamo a chiederci non solo cosa si possa perdere in caso di fusione ma anche quali possano essere i miglioramenti ipotizzabili, attraverso una analisi onesta e priva di preconcetti.

Sandro Siboni, presidente CNA Cesena Val Savio