Da mesi viviamo appesi al filo delle previsioni sulla nostra economia, divulgate dai vari organismi internazionali. Stime purtroppo sempre in calo. E così, a forza di erodere decimali, siamo scesi dal +1,3% di crescita previsto in autunno ad uno 0,2% stimato dall’Ocse nei giorni scorsi. Si parla di “recessione tecnica” ma, al di là dei tecnicismi, il rischio è quello di una gelata sull’economia e sulle imprese.

Si conferma il ritardo strutturale del nostro Paese. La colpa è delle gravi difficoltà che affliggono il nostro sistema economico. Difficoltà che si ingigantiscono, in particolare, a danno di artigiani, piccoli e medi imprenditori. Ne intaccano la fiducia nel futuro e la propensione agli investimenti. Ne risentono, così, produttività, competitività, occupazione e Pil. I problemi hanno un nome e un cognome: un carico fiscale fra i più alti al mondo, divario Nord-Sud, ritardi infrastrutturali, carenze nell’innovazione e soprattutto una burocrazia ferocissima, con ingenti costi diretti e indiretti, economici e umani. Basti pensare alla recentissima estensione dell’obbligo del sindaco revisore, che costerà mediamente 6.000 euro all’anno a tante piccole medie imprese. È poi possibile che, per aprire una piccola impresa, occorrano decine e decine di adempimenti, una via crucis tra una moltitudine di enti e migliaia di euro?

Abbiamo apprezzato alcune delle misure introdotte nella Legge di Bilancio, quali il rifinanziamento della Legge Sabatini, l’innalzamento della soglia degli appalti, la maggiore deducibilità dell’Imu per gli immobili strumentali. Ma, per raggiungere gli obiettivi di crescita economica, vanno liberate risorse molto più consistenti per gli investimenti, riducendo la spesa pubblica e la tassazione sulle imprese. Dobbiamo far tornare la fiducia smarrita e le aspettative di crescita negli imprenditori e negli investitori, anche internazionali.

Il sistema delle PMI, vero motore dell’economia italiana, rischia di girare a vuoto. Da sempre, come CNA, sosteniamo la necessità di supportare le aziende nella loro sfida imprenditoriale. L’Italia, in sostanza, è come una Ferrari ferma ai box. Della quale ormai non si percepiscono più nemmeno la cilindrata e la potenza. E il motore di quella Ferrari sono proprio gli artigiani, le piccole medie imprese. Un motore pronto a tornare a ruggire. Purché qualcuno apra la porta del box.

 

Franco Napolitano, direttore generale CNA Forlì-Cesena