Il turismo balneare “mordi e fuggi” si sta consolidando: lo dimostrano i dati raccolti da provincia e regione e rielaborati dall’ufficio studi di CNA Forlì-Cesena. Nei mesi estivi, crescono gli arrivi a Cesenatico ma diminuisce il tempo di permanenza. Il trend è ormai noto: si viene “più spesso” ma “si rimane molto meno”. La cosa diventa ancor più evidente se si guardano i dati negli ultimi 5 anni. Dal 2012 gli arrivi sono aumentati addirittura dell’8,7%, ma le presenze diminuite quasi del 12%; in soldoni, se ogni giorno un turista “investisse” anche solo 25 euro per la sua permanenza, a Cesenatico avremmo perso oltre 760.000 euro; da un altro punto di vista, se chi veniva nel 2012 in vacanza, rimaneva in media per quasi 8 giorni, ora rimane per meno di 6,5 giorni.
Ma è dappertutto così? Il trend non si può invertire?

Proviamo a fare un paragone con la “piccola vicina Gatteo Mare”. Dal 2012 al 2016 anche qui gli arrivi sono aumentati del 7%, ma le presenze sono rimaste pressoché costanti nel periodo estivo. Eppure stiamo parlando della stessa costa, della stessa spiaggia, di una cultura dell’ospitalità degli operatori di alto livello, ma molto simile tra Cesenatico e Gatteo.

“La differenza – sottolinea Marco Gasperini, presidente CNA Est Romagna – sta nelle scelte politiche effettuate negli anni. Gatteo Mare ha investito fortemente sulla promozione turistica e sulla costruzione di un pacchetto di eventi e Cesenatico no”.
Nel 2013, Gatteo scelse di introdurre la tassa di soggiorno, reinvestendola in promozione territoriale ed eventi: Cesenatico non ha mai introdotto questa tassa, aumentando invece ogni aliquota delle altre forme di tassazione”.
“I risultati – prosegue Gasperini – sono palesi. Saremmo disposti a ragionare di tassa di soggiorno per Cesenatico, se questo consentisse di ridurre le altre tassazioni, oggi al massimo, e se si destinassero le risorse in operazioni promozionali strutturali”.
Certo, non è l’unica soluzione. Da diversi anni CNA propone politiche di integrazione turistica, che consentano di allungare la stagione e la permanenza. La nuova normativa regionale introdotta va in questo senso, con una destinazione turistica che non è più “costa” o “entroterra”, ma la Romagna tutta. Significa, però, lavorare di concerto tra i territori e le istituzioni, puntando a promuovere un turismo pluriprodotto.
“Un esempio pratico – conclude Gasperini – è che come CNA stiamo promuovendo il marchio “Cuore buono d’Italia” concedendolo alle imprese che offrono servizi e prodotti che si caratterizzino per la “tipicità” del nostro territorio, dalle colline fino al mare. Un modo concreto con cui cerchiamo di mettere insieme tutto il “bello” e “buono” del nostro territorio”.