Ospiti di grande rilievo, lo scorso 5 luglio, all’avvio delle celebrazioni del 70° di CNA nazionale: il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano e il Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi.
“Sono qui per tutto quello che avete rappresentato per la società e la democrazia italiana”, ha affermato il Presidente emerito Giorgio Napolitano.
Parole a cui fa eco l’intervento del presidente nazionale di CNA Daniele Vaccarino: “sono certo di interpretare un sentimento comune alla nostra organizzazione, se dico che questi 70 anni di storia non sono solo un insieme di eventi di cui avere memoria. Noi siamo questa storia. E come noi, chi ci ha preceduto e chi ci seguirà. È la storia di una comunità di persone e valori che non si volge al passato con nostalgia e rimpianto, ma vive e agisce nel presente per costruire il futuro. Una comunità che custodisce e tramanda una memoria che ha cessato di essere memoria ed è diventata identità. Un’identità che reca l’impronta indelebile lasciata da un desiderio. Il desiderio che 70 anni fa ha dato ad alcuni uomini e alcune donne la spinta per mettere definitivamente alle spalle le macerie di una guerra sanguinosa e lacerante e affrontare le sfide di un tempo in cui tutto era da costruire e da ripensare”. 
È stata poi la volta del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che ha sottolineato l’importanza della riforma costituzionale. Un tema sul quale è intervenuto anche il presidente nazionale Vaccarino: “senza un radicale processo di riforma e di modernizzazione dei sistemi in cui è organizzata la nostra vita economica e sociale e delle nostre istituzioni, l’Italia è destinata al declino. Proprio per questo riteniamo molto importante non solo che le riforme vengano approvate, ma soprattutto che vengano attuate efficacemente. Sappiamo per averlo visto tante volte nel passato quanto sia facile scivolare nel fondo delle occasioni mancate. Riteniamo si debba guardare la proposta di riforma costituzionale nei suoi validi obiettivi di fondo, andando oltre i singoli specifici aspetti, su cui naturalmente si possono avere pareri difformi”.
Per poi concludere: “Non può e non deve essere ignorato un fatto essenziale: il 95 % delle imprese di questo paese ha meno di 10 addetti e dà lavoro a un italiano su due. Un fatto che ci dice quanto lo sviluppo italiano sia incentrato sull’artigianato e sulla piccola e piccolissima impresa, che molto spesso la politica, la cultura economica e giuridica, riconosce solo a parole. L’Italia non può e non deve permettersi che questo mondo con la sua rappresentanza non sia parte organica delle scelte di cambiamento e di modernizzazione”.